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L’Alta Via delle Grazie raccontata dagli autori della guida Gabriella Castelli e Umberto Gallo

Un grande viaggio in terre di devozione e tradizioni alpine, nell’abbraccio di una natura mozzafiato e, la sera, di un’ospitalità genuinamente pellegrina. 300 km a piedi nel cuore delle Prealpi Orobiche, dalla città di Bergamo alle montagne e ritorno: l’Ata Via delle Grazie. Gli autori della guida Gabriella Castelli e Umberto Gallo raccontano com’è nato il percorso e quali sono i consigli per chi decide di intraprendere questa straordinaria avventura!

Gabriella, tutto ha avuto inizio sul Cammino di Santiago. Raccontaci come e perché.

Nel 2014 ho percorso il mio primo cammino di Santiago, il cammino francese. Questa esperienza è stata per me una rigenerazione per l’anima; un modo per mettermi in discussione, rallentare, riflettere, ascoltarmi, prendermi cura della mia interiorità per dare delle risposte alle domande che mi affliggevano negli ultimi tempi nella vita quotidiana. Ho camminato, esplorato nuove terre, culture, tradizioni. Ho condiviso colazioni, cene, pensieri, paure, stanchezza, averi, camerate, lavatrici, preghiere. Ho macinato chilometri e ho riempito il cuore di emozioni. Camminando ho capito che la felicità è reale solo quando è condivisa e che il segreto sta nel saper portare lo straordinario che regala il cammino nella vita reale. Sono tornata dalla Spagna completamente cambiata, mi sono rimboccata le maniche pensando che la fine del mio cammino fosse per me un nuovo inizio e che ogni arrivo fosse soltanto una nuova partenza.

Gabriella, qual è la particolarità dell’Alta Via delle Grazie? Perché per te è così speciale?

La particolarità di questo cammino è che nasce dalla passione di due pellegrini, dall’idea mia e di Giambattista Merelli, entrambi affascinati dall’esperienza sul cammino iberico e legati dall’amore per il nostro territorio. Con grande tenacia, basandoci esclusivamente sulle nostre capacità e risorse, passo dopo passo abbiamo progettato, curato e realizzato un itinerario concepito a favorire gli incontri con le “Grazie”, cioè le bellezze che la natura offre, che l’uomo realizza e che l’anima accoglie ed innalza. Un patrimonio di fede, arte, natura e accoglienza, quattro valori rappresentati dal quadrifoglio, simbolo del cammino. Questo cammino è per me come una creatura, fortemente voluto e desiderato e ne porto il peso della responsabilità soprattutto ora dopo la perdita di Giambattista, tragicamente mancato in un incidente in montagna. Per me è doveroso perseguire a mantenere viva la realizzazione del nostro sogno. Questo cammino è un regalo al mio territorio.

Gabriella, descrivi il percorso e il livello di difficoltà.

L’Alta via delle Grazie è un cammino di pellegrinaggio nel contesto ambientale della val Seriana e dell’Alto Sebino, in provincia di Bergamo. Un percorso ad anello di circa 300 km suddiviso in 13 tappe, (il percorso abbreviato di 7 tappe, 161 km) che partendo dalla Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie nel centro di Bergamo bassa si sviluppa tra sentieri e vecchie mulattiere lungo i due versanti orografici del fiume Serio per arrivare alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo Alta. Un cammino che si sviluppa principalmente in territorio montano, con alcune tappe con importanti dislivelli, e altre meno impegnative che sfiorano il lago d’ Iseo con Monte Isola, caratteristica isola lacustre. Un viaggio la cui guida è un rosario di 18 santuari mariani, ognuno con una storia meravigliosa e un messaggio spirituale da scoprire.

Umberto, quali sono le stagioni più indicate e l’equipaggiamento necessario?

Il percorso è prevalentemente di media montagna, con un paio di puntate a quote superiori. Dalla primavera all’autunno inoltrato si possono godere le belle fioriture, il fresco delle valli, il profumo dei boschi e “l’estate indiana” quando questi cambiano colore. Durante i mesi più caldi l’aria è fresca e leggera, si cammina senza fatica, le pozze e cascate della valle Vertova chiamano ad una corroborante immersione. Bergamo e tutti i punti tappa sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici così si può utilizzare un fine settimana, magari allungato di un giorno o due per una pausa rigenerante.

L’Alta Via non richiede particolare attrezzatura: un buon paio di scarpe (meglio alte) già utilizzate e quindi comode, un buon pile e una giacca impermeabile e il solito corredo di magliette, calze e intimo. Lo zaino deve essere contenuto perché si sale parecchio ed è opportuno non appesantire il passo. Le accoglienze consentono di fare un piccolo bucato e le lavanderie a gettone non mancano. Occorre provvedere ad una buona scorta d’acqua, in alcune tappe segnalate e, sempre, a qualche barretta o altro alimento anche se è facile sostare in qualche locale a gustare formaggi e salumi locali che meritano sempre.

Umberto, parlaci dell’anima di coloro che abitano questi territori e dell’accoglienza che si può trovare lungo la Via.

Il sentiero della bella gente: la sensazione che ho vissuto in queste valli è quella di un continuo confronto tra chi le abita e chi si trovi ad attraversarle. Qui piace particolarmente dimostrare di essere brava gente, persone con valori solidi, grande attaccamento al lavoro e alla famiglia, rispettosi ed educati, un po’ distaccati ma pronti ad una vera e profonda accoglienza. L’iniziale diffidenza, il saluto contenuto diventano presto un garbato invito ad entrare in casa, accettare un caffè, visitare l’orto. Noi pellegrini siamo facili agli abbracci, qui non ne avremo molti ma riceveremo sguardi, gesti e parole che saranno molto più veri e sinceri. Nelle accoglienze religiose ho potuto confrontarmi con sacerdoti e suore dotati di grande profondità ed empatia, abituati a condividere le vicende umane dei propri fedeli con grande comprensione ed energia. Un percorso da affrontare in solitudine per scoprire che, anche qui, non saremo mai soli.
Nei trasferimenti spesso mi capita di perdere tempo e arrivare tardi alla fermata dell’autobus. Nessun problema, persone davvero gentili, si ferma un’auto, si abbassa un vetro e in modo brusco si vuol sapere dove devi andare, comunque sia ti ci si accompagna, che non si dica che lasciamo indietro qualcuno! Caràter de la rassa bergamasca: fiàma de rar, sóta la sènder, brasca…

Gabriella, raccontaci l’esperienza più emozionante che hai vissuto lungo questa Via.

L‘esperienza ad oggi più emozionante che ho vissuto è stata senza dubbio il giorno dell’inaugurazione ufficiale del cammino il 18 luglio 2018. Una giornata di cammino percorrendo una tappa con più di 150 pellegrini con arrivo e rinfresco in un monastero dove mi occupavo dell’accoglienza dei pellegrini dell’Alta Via delle Grazie. Una grande sorpresa è stato l’ arrivo inaspettato di Padre Ernesto Bustio che ha voluto condividere con noi la giornata. Prete, missionario e fondatore dell’ Albergue di Guemes sul cammino del nord che porta a Santiago. Lui è stato il mio maestro, dalla mia esperienza come hospitalera nel suo albergue e dal nostro rapporto di stima e amicizia ho imparato il significato di accoglienza pellegrina e da questo ho ricercato e scelto una rete di accoglienze improntate all’essenzialità: monasteri, case famiglia, B&B in cui poter star soli o condividere le proprie fatiche ed emozioni per rendere più leggera la strada da percorrere.

Umberto, quali sono i prodotti, i piatti e le bevande tipiche da provare?

I tre segreti della cucina locale? Polenta, polenta e polenta! Ma sempre accompagnata da qualche umido di carne o salsiccia e da formaggi profumati e cremosi. La resistenza di un vegetariano ha breve durata: ci si arrabatta con formaggi di capra e pasta ripiena di ricotta e delicate erbette ma poi si finisce per assaggiare i salumi e, magari solo un pezzetto, di stracotto… I casoncelli e tutte le altre paste ripiene sono la rappresentazione plastica di un’ospitalità calda e gratificante: il burro fuso e il formaggio li avvolgono ed è sempre difficile rifiutare un secondo piatto. Dovunque ci fermeremo salterà fuori una bottiglia di un vinello “speciale”; la buona cucina e un bicchiere di vino sincero sono il risvolto piacevole dell’intenso attaccamento alla casa e alla famiglia che si vive in questi luoghi.

Umberto, la “tappa del cuore” che consigli a chi vuole partire per fare l’Alta Via delle Grazie?

Rispondere tutte, sarebbe la verità. Ognuna ha un suo particolare colore, un personaggio, un panorama. Mi ha molto entusiasmato il cammino da Parre a Novazza, è molto vario e poco prima del termine raggiunge la località di Bani di Ardesio, un borgo piccolo e antico dove ha vissuto per 44 anni, don Francesco Brignoli detto, “ol pret de Bà” definito un santo prete di montagna. Figura umana che mi ha molto impressionato di cui resta una grande memoria. Bani è un luogo dove viene voglia di posare lo zaino, sedere ai margini del prato e rimanere ad ascoltare i suoni della natura. Poi si arriva a Novazza e si ha il privilegio di essere accolti alla Ca’ Rosei, da Serena e Amedeo, un vero monumento all’accoglienza. Nell’ultima occasione ho condiviso la cena con un numeroso gruppo di cittadini ucraini, in fuga dalla guerra che qui hanno trovato una casa e l’amorevole generosità di Serena e suo fratello. Si vivono bei momenti, immersi nella realtà, confortati dalla bellezza e dalla bontà.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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