Nel mondo degli albi illustrati, si incrociano libri che sono vere e proprie “gallerie d’arte portatili”, contenitori di una ricchezza inesauribile. Così è Il viaggio di Peter Van Der Ende, un silent book che ha fatto parlare tanti appassionati e professionisti del campo e che viene raccontato in questa intervista dal suo autore. Il Viaggio ha vinto il Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2022 Miglior narrazione per immagini. È finalista Premio Andersen 2022 Miglior albo senza parole.
Peter, sapevi fin dall’inizio che Il viaggio sarebbe diventato un libro?
Ho iniziato a realizzare le prime illustrazioni in un album durante i miei due anni alle Isole Cayman. Sognavo di farne un libro, ma non ci credevo sul serio. Volevo solo creare una sorta di itinerario attraverso un mio universo privato, fatto di mare aperto, terraferma, cielo. Una barchetta di carta a fare da guida, con altri personaggi che simboleggiano ciascuno una parte del mio essere. In questo senso, Il viaggio non è un’opera finita, anzi è solo una piccola parte. I miei libri sono una rappresentazione dello spirito che muove le mie idee, fino a dotarle di una vita propria. Se dovessi morire domani, le idee nascoste dietro la barchetta di carta rimarrebbero comunque! Scrivendo libri che riflettono ognuno una parte del mio animo (anche le parti cattive) è come se, vivendo, creassi un clone di me stesso.
Qual è il tuo rapporto con il mondo della letteratura per l’infanzia e quali sono le opere che più ami?
Mentre lavoravo sul Viaggio, ho letto molti libri per bambini. Ricordo di aver apprezzato moltissimo L’uccellino azzurro, di Maurice Maeterlinck, con le illustrazioni di Carl Cneut, e La storia infinita di Michael Ende.
In questo momento, sto leggendo e rileggendo Il Paradiso perduto (John Milton). È un libro che mi ha anche ispirato a diventare un illustratore.
Perché un libro senza parole? Hai mai pensato, durante la lavorazione, di inserire del testo per accompagnare le illustrazioni?
Dovrei prima esercitarmi molto con le mie competenze di scrittura. Anche il mio prossimo, grande progetto sarà un silent, ma potrebbe terminare con un dialogo (e posso anticipare che stavolta sarà un libro a colori).
Quali sono le illustrazioni che ami di più ne Il viaggio e perché?
Dal momento che ho lavorato come guida naturalistica alle Isole Cayman, sceglierei le illustrazioni delle barriere coralline e delle mangrovie dove ho condotto in esplorazione le persone e che sono quelle che ho poi disegnato. Mi riportano alle mie avventure nel mondo reale. Ogni posto, ogni ambientazione, nel libro, simboleggia un sentimento. Ad esempio, il Polo Sud richiama la solitudine, il mare profondo lo sconforto, la depressione. Non sono mai stato al Polo o sul fondo dell’oceano, ma come la maggior parte delle persone ho provato quelle sensazioni.
Cosa pensi quando leggi le recensioni del tuo libro? Corrispondono alla tua visione?
A volte sì, trovo che siano visioni coincidenti. Del resto, cosa significhi per me questa storia non lo spiego mai (tantomeno nel finale). Lo scopo di un libro come Il viaggio è che le persone trovino una loro interpretazione, e questa la considero valida quanto la mia.
Quale lettore hai in mente quando illustri? È un pubblico giovane o adulto?
Il viaggio in qualche modo ha come riferimento me quando avevo 6 anni. Penso che i bambini apprezzino il libro perché tocca il loro senso di meraviglia, anche se non sono in grado di coglierne pienamente il significato. Ecco perché penso che funzioni meglio per i lettori più grandi. Il prossimo libro su cui sto lavorando assomiglierà di più a una graphic novel e sarà più per i lettori adulti. Ma se fossi un genitore, lo darei comunque ad un bambino, dai 6 anni.
Hai illustrato un libro di un autore tanto amato in Italia, Bart Moyaert. Come ti trovi nel prendere in carico un testo di cui non sei l’autore?
È molto più facile lavorare con un autore! Io e Bart abbiamo appena pubblicato il nostro secondo libro insieme, Het Hele Leven (“Tutta la vita”, Edizioni Querido) e le illustrazioni sono “volate via” dalle mie mani. Questo, perché lo scrittore ha già fatto metà del lavoro: lui ha creato l’anima, io ho dovuto solo plasmare il corpo.
Credits: questa intervista è stata realizzata per noi da Erjola Jaho, che aveva già parlato de Il viaggio nella sua rubrica “Libri senza età”
Vuoi rimanere aggiornato sulle novità della collana Acchiappastorie?
Iscriviti alla nostra newsletter