Una proposta diversa per il fine settimana! Il Cammino di Dante, itinerario di 380 km a piedi tra Romagna e Toscana in venti giorni/tappe da trascorrere zaino in spalla tra città d’arte, strade medievali e natura incontaminata, propone anche soluzioni per chi ha meno tempo o esigenze particolari senza perdere la magia del viaggio.
Ecco i nostri suggerimenti per vivere un’esperienza in cammino sulle orme del sommo poeta Dante, andando alla scoperta delle bellezze culturali e naturali del territorio.
WEEKEND BREVE: Tra natura e antichi eremi
Da Marradi, patria del Marron Buono in provincia di Firenze, ci si incammina verso uno dei luoghi simbolo del cammino, la cascata dell’Acquacheta. La tappa è particolarmente impegnativa (23,6 km) ma permette di visitare anche l’eremo di Gamogna prima di raggiungere il borgo San Benedetto in Alpe, dove concedersi una notte di meritato riposo.
Qui, dopo una visita all’abbazia, fondata nel IX secolo dai monaci benedettini e citata anche da Dante nel canto XVI dell’Inferno, si riprende il percorso fino a San Godenzo, borgo famoso per aver ospitato Dante, per poi rientrare a casa o continuare per un altro giorno fino a Dicomano.


La cascata infernale di San Benedetto in Alpe
Una delle citazioni più celebri dell’Inferno e una delle tappe più importanti del Cammino di Dante hanno in comune il borgo di San Benedetto in Alpe. Sede di un’abbazia risalente all’anno Mille e fondata dai monaci benedettini di Cluny, ospita tanta natura e tanta bellezza. Natura e bellezza che Dante vide e da cui prese ispirazione. Ci riferiamo in questo caso alla cascata dell’Acquacheta: poco sopra San Benedetto in Alpe l’acqua del fiume Acquacheta precipita per circa novanta metri prima di scorrere in basso. È questo lo spettacolo reso celebre dai versi della Divina Commedia.
Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ’n poc’ora avria l’orecchia offesa.
(Inferno, XVI, vv. 94-105)
WEEKEND LUNGO: Lungo la Via Ghibellina
Un itinerario unico, tra antiche battaglie e ordini monastici rimasti attivi nei secoli. Si parte da Firenze seguendo l’antica Via Ghibellina. Dopo aver incontrato il meraviglioso borgo di Montemignaio, si attraversa la famosa piana di Campaldino per raggiungere Poppi.


Il castello dei conti Guidi non è solo un simbolo del borgo ma, insieme a quelli di Romena e Porciano, dell’intero Casentino. L’ultima tappa è tra abetaie e faggeti, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, e conduce all’eremo di Camaldoli, un luogo incantato e senza tempo che vi farà assaporare l’antica atmosfera monastica portata da san Romualdo.


Poppi, i conti Guidi
Dante fu ospitato a Poppi dai conti Guidi nel 1310, al Castello di Porciano, quando era in esilio da diversi anni. Non era però la prima volta che si trovava in questa zona: l’11 giugno del 1289, ai piedi del colle di Poppi, ghibellini d’Arezzo e guelfi di Firenze combatterono la memorabile battaglia di Campaldino. Dante partecipa allo scontro in qualità di feditore a cavallo, combattendo in prima linea. Il Poeta cita la celebre battaglia anche nel suo Purgatorio.
E io a lui: “Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?”.
(Purgatorio, V, vv. 91-93)
Fotografie di Mattia Marasco, Giorgio Majano.