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Luoghi da non perdere sul tratto toscano della Via di Francesco

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In cammino da La Verna a Montecasale, passando per Pieve Santo Stefano, la Città del diario

Ci sono dei luoghi speciali in cui l’essere umano ri-scopre sé stesso, la parte più intima del proprio io. Luoghi dell’anima che diventano ben presto luoghi del cuore, in cui sentirsi a casa e in cui tornare ogni volta che si sente il bisogno di respirare a pieni polmoni, dimenticando tutto ciò che inquina il corpo e la mente.
Luoghi rimasti a lungo sconosciuti o semplicemente desiderati e che, un bel giorno, per puro caso o dopo una lunga attesa, si presentano sulla nostra strada, lungo il nostro cammino.
È quello che accade a chi volge lo sguardo in una direzione nuova e decide di mettersi in cammino, partendo da La Verna in direzione Assisi, arrivando magari da centinaia di chilometri di distanza, da mondi altri e talmente diversi da far diventare quell’esperienza una sorta di viaggio catartico: attraversare territori nuovi che si sentono addosso come una pelle propria, ancora mai conosciuta ma presente da sempre intorno a noi. Si incontrano paesaggi che parlano alla parte più intima di ognuno; persone sconosciute con cui subito si percepiscono affinità elettive, di intenti e valori, persone che diventano presto compagni di viaggio e amici di vita.
È quello che accade ogni giorno lungo il cammino tratteggiato qui, e che trova la sua espressione massima proprio nei quattro luoghi-simbolo di questa mappa del cuore e dell’anima, dove nascono storie, racconti ed esperienze di vita uniche, profonde. Catartiche appunto.
Perché camminare, come scrivere, dà conforto. È un atto lento, riflessivo, che può essere terapeutico, può lenire dolori strazianti, può aiutare a sentirsi meno soli e può portare a ri-trovare sé stessi.

Scriveva Romano Battaglia:

Non c’è tristezza o dolore alcuno che camminando non si attenui e scompaia

E allora vediamoli da vicino, questi “luoghi dell’anima che diventano luoghi del cuore” e che si incontrano proprio all’inizio di quel meraviglioso viaggio dentro se stessi che è la Via di Francesco.


Il Santuario de La Verna

D’improvviso: silenzio.
Il santuario de La Verna non è solo il punto di partenza della Via di Francesco, ma rappresenta un simbolo straordinario di spiritualità, una stella polare per chi decide di mettersi in cammino, un faro che illumina la strada. Si arriva un giorno prima, spesso, per poter avere il tempo di resettare tutto e immergersi in quella nuova dimensione, in quell’atmosfera nuova che il corpo percepisce prima della mente. Pietra secolare, millenaria, che si staglia in mezzo al verde rigoglioso della foresta e che trasmette l’idea di immortale, imperturbabile, perpetuo.

Si sente addosso l’importanza e unicità del viaggio che si sta per intraprendere, nonostante non si sappia ancora con esattezza cosa ci attenda per strada. Perché per ogni persona si tratterà di un’esperienza unica e irripetibile, così come ogni volta sarà diversa dall’altra, in base al volgere della stagione, al mutare delle foglie, al cambiare di spirito di chi affronta il viaggio, all’avanzare dell’età; un po’ come quando – scriveva Calvino nel “Perché leggere i classici” – si legge un libro: sarà ogni volta diverso.
Potremmo dire che mettersi in cammino – e a maggior ragione farlo sulla Via di Francesco partendo da La Verna – è un po’ come iniziare a leggere un classico: è una ricchezza per chi l’ha amato e lo ama, ma anche per chi si riserva di scoprirlo presto. Perché ogni volta è una scoperta come la prima, perché ogni volta ha qualcosa di nuovo da dire, perché porta dentro di sé una parte della vita che ci ha preceduto e che abbiamo attraversato. Perché si può credere di conoscerlo per sentito dire ma, quando poi ci si mette in cammino, lo si troverà nuovo, inaspettato e sorprendente. Perché si configura come equivalente dell’universo.


Pieve Santo Stefano e il Piccolo museo del diario

Tappa intermedia fra La Verna e Sansepolcro, Pieve Santo Stefano è nota a molti come “Città del diario”, grazie alla presenza dal 1984 dell’Archivio diaristico nazionale e, dal 2013, del Piccolo museo del diario. Un cartello giallo con una scritta nera ai quattro punti cardinali del piccolo borgo toscano sottolineano questo speciale legame con la memoria privata degli italiani, che qui ha trovato una casa speciale, all’interno del Palazzo Pretorio.

Pieve Santo Stefano, tappa intermedia fra La Verna e Sansepolcro, è nota a molti come “Città del diario”, grazie alla presenza dal 1984 dell’Archivio diaristico nazionale e, dal 2013, del Piccolo museo del diario. Un cartello giallo con una scritta nera ai quattro punti cardinali del piccolo borgo toscano sottolineano questo speciale legame con la memoria privata degli italiani, che qui ha trovato una casa speciale, all’interno del Palazzo Pretorio.

Un luogo suggestivo e laicamente sacro, dove la vita più intima di migliaia di persone parla al visitatore in maniera diretta, senza filtri. Poche stanze, un percorso apparentemente breve di soli 40 passi, ma che apre un universo sconfinato e infinito, dove la mente e il cuore si perdono e dove il tempo assume una dimensione altra, estraniante. Quando si entra nel Piccolo museo del diario le storie assorbono a tal punto il visitatore da fagli dimenticare tutto il resto, catarsi profonda dello spirito che si materializza nell’incontro con l’altro, che è però anche un incontro con sé stessi, col proprio passato, con la propria memoria. Un percorso museale che accoglie il visitatore in maniera coinvolgente e innovativa e lo conduce per mano attraverso le scritture di persone comuni che hanno raccontato la storia d’Italia da un punto di vista assolutamente inedito. Memorie private che da storie singole e personali sono diventate storie collettive e universali, affiancandosi così alla Storia con la S maiuscola e intrecciandosi ad essa al punto da far parlare di “storia scritta dal basso”.

Una perla nascosta: l’Eremo di Cerbaiolo

Arroccato su una parete impervia e apparentemente inospitale, l’eremo di Cerbaiolo è lì dal lontano VII secolo: offerto dai pievani a San Francesco di ritorno da La Verna e citato anche dal Carducci, Cerbaiolo è luogo caro agli abitanti di Pieve e a molti pellegrini che, transitando da lì nel cammino della Via di Francesco, scoprono con gioia, sorpresi, questa piccola ma luminosa perla nascosta. 

Eremo di Montecasale e Sansepolcro

Si ammira dall’alto, Borgo Sansepolcro, dalle colline che lo circondano e lo abbracciano; e si immagina l’effetto che deve aver fatto al capitano inglese Tony Clarke, guardare Sansepolcro da quelle colline quando, durante la Seconda guerra mondiale, si ricordò d’improvviso della presenza, fra quelle mura millenarie, del capolavoro di Piero della Francesca, l’affresco della Resurrezione, che pare abbia salvato “il Borgo” dal cannoneggiamento ordinato a Clarke dai superiori. Un ordine non eseguito per amore dell’arte, grazie al ricordo delle parole di Adolf Huxley d’improvviso tornate alla mente, parole che descrivevano quell’affresco come “il dipinto più bello del mondo”.


Sembra di vederlo, da quassù, il Cristo pierfrancescano, impassibile custode della città. Colline che mostrano Sansepolcro in fondo alla valle e nascondono al contempo un’altra perla preziosa per chi è in cammino verso Assisi: più in alto, è fra il verde dei boschi, sorge l’eremo di Montecasale, luogo simbolo e di primissima importanza per il santo di Assisi, che qui venne ospitato e che qui si respira in ogni angolo, in ogni sentiero, in ogni fruscio di foglia, nello stormir degli alberi, nel canto degli uccelli. Percorrendo il cammino ci si carica di emozioni: il bagaglio iniziale potrà essere pesante e materiale; quello finale sarà certamente leggero e spirituale.


Quando si arriva, si è diversi da quando si era partiti. E quando si torna a casa, magari in un luogo che si trova a centinaia di chilometri di distanza, si pensa già a quando si potrà tornare, a quando si potrà ripartire.
Perché ogni volta sarà diversa dalla prima. E col passare degli anni, col volgere delle stagioni, ognuno di noi potrà andare alla ricerca di quel qualcosa di diverso che c’è dentro a ogni nuovo passo, a ogni nuovo sguardo, a ogni nuovo viaggio.
E chissà… magari tutto questo finirà sulle pagine di un taccuino che un giorno lontano tornerà su quel sentiero tracciato tanto tempo prima, per essere accolto nella Città del diario, per continuare a raccontare di sé, a parlare di noi, diventando memoria comune, storia privata e intima del Paese.

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Toscano cresciuto all’ombra del Colosseo. Amante dei libri e della scrittura, mi occupo di comunicazione per il Piccolo museo del diario. Sono da poco diventato papà; ma spero di essere chiamato “babbo”.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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