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Gli autori della guida raccontano l’Alta Via dei Monti Liguri

Un’avventura rimandata da anni, ma che ora diventa possibile per tutti: l’Alta Via dei Monti Liguri.

Abbiamo chiesto agli autori della guida Riccardo Carnovalini, Anna Rastello e Alberto Dragone di raccontarci la loro straordinaria esperienza.

Riccardo, raccontaci come è nato il tuo legame con l’Alta Via dei Monti Liguri e quali sono le particolarità di questa Via.

RICCARDO CARNOVALINI: Già da adolescente sognavo di percorrere a piedi la catena di monti, alpina e appenninica, della mia regione. Forse era inevitabile, visto che a La Spezia sono nato e diventato grande. Era l’Appennino ligure la montagna dietro casa, quella da avvicinare con treno e corriera per la gita giornaliera, affinando ogni volta il sogno del grande balzo: prendere un treno per Ventimiglia e tornare a casa camminando ininterrottamente per un mese fra il mare e il versante padano, zaino affardellato con tenda e fornelletto. L’avventura in montagna nella regione del mare per eccellenza arriverà nel 1980, quando il Centro Studi Unioncamere liguri era impegnato, insieme a varie associazioni, per creare un’Alta Via dei Monti Liguri. Fu perciò l’occasione per dare un contributo alla messa a punto del percorso e poi per raccontare l’esperienza vissuta, scuola per scuola, ai bambini e ai ragazzi liguri.

Questa Via vuol dire per me macchia mediterranea e flora alpina che vivono abbracciate, lecci con abeti bianchi, lavanda coi rododendri, ginestre coi larici e le mille fioriture dei due orizzonti vegetali mischiate insieme. È dove praterie a balcone sul mare, distante appena qualche chilometro in linea d’aria, si alternano a foreste in cui il faggio è padrone del bosco come succede alla Barbottina. È Barbagelata, 1.115 metri, lo spopolato paese più alto della provincia di Genova e dell’Alta Via. Sono gli inaspettati salti bianchi della Rocca Barbena, i pinnacoli calcarei del Monte Galero, l’alpestre Punta Martin, una specie di Grignetta ligure, le rocce verdi del Monte Penna, lo spettacolare e trascurato Sentiero degli Alpini scavato nelle pareti dolomitiche del Toraggio e del Pietravecchia.

L’Alta Via è la più bella, lunga e suggestiva terrazza panoramica del Mar Tirreno.

Anna, avete percorso in gruppo l’Alta Via dei Monti Liguri. Raccontaci il perché di questa scelta e quali sono stati i momenti più emozionanti che avete vissuto come gruppo.

ANNA RASTELLO: 1987, due amici, una promessa: “Quando andrai in pensione ti condurrò in questa avventura”.
E al momento di partire un suggerimento: e se diventasse un’occasione per creare nuovi legami?
Riccardo contatta alcuni amici a cui sa che questa proposta può piacere, loro rispondono con entusiasmo e la propagano coinvolgendo altri amici fidati.
Si forma un gruppetto di persone non più giovani di età, con il cuore bambino e lo spirito curioso.
Bastano pochi chilometri per sentirci gruppo: nessuna voglia di protagonismo, ognuno collabora perché tutte e tutti riescano ad arrivare a fine tappa, superando le difficoltà.
Esperienze di vita variegate e voglia di confronto trasformano il nostro viaggio in una scuola di Barbiana per vecchietti che agli anni non si arrendono.
Numerose le emozioni vissute in ventisei giorni e quattrocentoquaranta chilometri. Ve ne dono due.
La notte al rifugio Sanremo, arrivata dopo una giornata di cammino faticosa che ci ha portato a raggiungere la cima del monte Saccarello. Ciascuno di noi si attiva spontaneamente per rendere accogliente il luogo e gradevole la serata, che, forse aiutata da qualche bicchiere di vino buono, termina con un dibattito pacato su grandi temi d’attualità e fa aumentare la stima tra noi compagni di viaggio.
E poi l’alba sulla vetta del Reixa, conquistata mettendoci in cammino nell’ora più fredda e più buia. Arriviamo lassù per vedere il primo raggio di sole rompere la luce di mezzo tra notte e mattino. In basso un mare infinito e in lontananza la Corsica, a ovest i profili dei monti che a Ventimiglia nascono dal mare e che nelle tappe precedenti abbiamo imparato a chiamare per nome, a est gli Appennini fino a dove cedono il passo alle Alpi Apuane.
Emozioni rimaste nei ricordi belli, quelli che danno uno sprint alla vita quotidiana.

Alberto, cosa ha significato per te percorrere tutta l’Alta Via dei Monti Liguri e perché consigli di farlo?

ALBERTO DRAGONE: Essere riuscito a percorrere l’intero tracciato dell’Alta Via dei Monti Liguri è stata per me una grandissima soddisfazione, per più di un motivo. Innanzitutto da oltre tre decenni mi ero messo in testa di percorrerla, dopo averne sentito parlare dagli amici grandi camminatori, e quando si realizza un sogno la gioia è grande. Inoltre è stata un’esperienza più appagante di quanto avessi immaginato, il contrario di cosa accade nella maggior parte dei casi, che alla fine il sogno era così ricco di aspettative che poi se ne esce delusi. Forse mi ha aiutato l’età: quando abbiamo iniziato questa avventura, a breve avrei compiuto 65 anni e alla conclusione 68: da maturi c’è più consapevolezza e meno illusioni in generale, e fare a piedi oltre 400 chilometri quasi sempre abbastanza impegnativi, zaino in spalla, è già di per sé molto gratificante, la mia autostima è cresciuta anno dopo anno, confermata da quello che dicevano i nuovi amici, ben più esperti e rodati di me, su come camminassi con sempre maggiore sicurezza, conquistando ogni volta maggiori capacità. E poi appunto le nuove amicizie, nate dalla piena condivisione di lunghe e impegnative giornate, tanto è vero che il gruppo che si è cimentato nell’impresa, con successo, esiste ancora e ogni anno si ritrova per nuove camminate.
Ma soprattutto, ed è questa la ragione per la quale penso che l’Alta Via sia un percorso unico e non facilmente sostituibile da altri, ho potuto vivere per oltre un mese immerso in una dimensione naturale e paesaggistica inaspettata, così vicina a casa che vien da chiedersi quante bellezze trascuriamo pur avendole a portata di mano: l’entroterra ligure è sorprendente, la ricchezza degli ambienti, dove quello marittimo e quello montano si alternano o si intrecciano in continuazione, mi ha riservato continue sorprese: fiori, piante, animali, odori, sentori, boschi, radure, vento, pioggia, sole, nebbia. Che volete di più?

Fotografia di Riccardo Carnovalini: Alta Via dei Monti Liguri, discesa dal Monte Reixa al Passo del Faiallo

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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