Durante quest’ultimo anno la discussione sulla pandemia e sulle misure con cui contrastarla si è spesso intrecciata a un altro dibattito, imperniato su un concetto ben più antico: quello di libertà.
Nel nostro post sulla città ideale abbiamo già posto le basi per un’indagine… non resta che compiere qualche passo in più.
Incoraggiare i bambini a immaginare la città perfetta, dotata di tutte le caratteristiche che considerano fondamentali, significa ripensare alla necessità che esistano o meno alcune leggi: la vita nella città dovrebbe essere regolata in qualche modo oppure ognuno è libero di fare ciò che vuole?
Da un discorso sull’utopia si passa a un’indagine sulla libertà, e mettere a confronto due albi illustrati permette di farlo con freschezza e in maniera immediata, senza il timore di trattare un argomento astratto con i più piccoli.
Tutto ne Il sogno della tigre e in Bravo Buz! rimanda all’idea di libertà e ruota intorno alla sua assenza. Di fronte agli sforzi dei protagonisti, che tentano in ogni modo di scappare e vivere secondo i propri desideri, sembra naturale interrogarsi su questa libertà che inseguono tanto:
cosa significa “voler essere liberi”?
Ne Il sogno della tigre, la protagonista abita in uno zoo. Le sue giornate sono scandite dal flusso della folla e dalle visite dell’amico gatto, con cui non si stanca mai di chiacchierare.
Le illustrazioni, panoramiche e ricche di dettagli, abbracciano con unico colpo d’occhio l’habitat di questa tigre urbana: accanto alla sua gabbia si trova quella delle giraffe, i colli troppo lunghi che sbucano dalla recinzione e si stagliano nel cielo; poco più in là, un cancello bianco lascia intravedere l’elefante, mentre nella voliera svolazzano i tucani. E poi, il vialetto su cui passeggiano le famiglie, genitori e bambini dai vestiti colorati, con palloncini e gelati stretti in mano.
La tigre e il gatto non vengono mai raffigurati in primo piano, né quando discutono insieme, né quando contano le stelle nel cielo notturno… neppure quando la tigre racconta all’amico le meraviglie della giungla da cui proviene.
A uno sguardo distratto, i due potrebbero dare l’impressione di essere perfettamente inseriti nell’ambiente che li circonda, ma bastano poche pagine per accorgersi dell’illusione: malgrado la poesia delle illustrazioni, il gatto è l’unico davvero spensierato. Lei, la tigre, sogna di andarsene, di fuggire via. Nonostante l’albero frondoso, la gabbia tutta per sé e la compagnia dell’amico, non riesce a sopportare una vita rinchiusa.
La riflessione sulla libertà si tinge allora di una sfumatura inedita e diventa l’occasione per parlare di amicizia: esiste qualche relazione tra le due? Nel caso della tigre la complicità con il gatto rappresenta l’unica via d’accesso alla libertà, perché è proprio l’amico a rendere possibile la sua fuga dallo zoo.
E così, quando il gatto le domanda dove sarebbe più felice, risponde senza esitazione che desidera tornare nella giungla. La sua forza è inutile se non può renderla libera.
Ma dove non arriva la forza di una tigre, può arrivare l’aiuto di un semplice gatto: un giorno, la tigre chiede all’amico di aiutarla a scappare e lui accetta, pur sapendo che darle una mano significa vederla partire verso un paese lontano, oltre l’oceano.
libertà e amicizia sono legate e, se sì, in che modo?
La discussione lascia il posto a un esercizio che richiede un pizzico d’immaginazione:
siamo capaci di inventare un dialogo tra i due amici?
Cosa si sono scritti dopo la fuga della tigre?
E prima, quali confidenze si scambiavano alla luce delle stelle?
Immaginare il ritorno a casa della protagonista rende ancora più completa l’immersione nella storia: cosa avrà fatto una volta raggiunto il luogo che tanto le mancava? Si sarà fermata ad ammirare la volta del cielo, avrà preferito cacciare le gazzella? O magari ha raggiunto i suoi tigrotti?
La conquista della libertà si traduce così in un caleidoscopio di immagini diverse, a seconda di ciò che ogni bambino considera importante: la carezza del vento sul muso, il chiarore della luna piena, i rumori tra le fronde.
Con il passaggio al secondo albo, si abbandonano i paesaggi esotici per far ritorno in città: in Bravo Buz!, l’atmosfera diventa più scanzonata, le illustrazioni trasmettono subito allegria, ma non per questo il desiderio di libertà del protagonista è meno impellente.
Buz è un cagnolino ben curato, dal pelo bianco e soffice e un’aria simpatica.
Deve proprio considerarsi fortunato: ha tutto ciò di cui ha bisogno, forse anche di più. Una casa confortevole, una cuccia accogliente, giocattoli a volontà e cibo in abbondanza.
La sua vita non potrebbe essere più diversa da quella della tigre, rinchiusa in uno zoo.
Ogni volta che Buz cerca di spassarsela un po’, però, la sua padrona – di cui si scorge solo il braccio con il guinzaglio e un paio di gambe frettolose – lo trascina via. Le corse nel fango? Proibite. L’amicizia con altri cani? Solo se sono cagnolini a modo, come lui. Nemmeno i legnetti possono entrare in casa, non sta bene.
Che libertà ha Buz?
Si potrebbe obiettare che dopotutto non è in gabbia e, quando non è legato, può fare ciò che vuole… può aggirarsi nella casa spaziosa, e a volte riesce persino a buttarsi in una pozzanghera! Ma dopo gli tocca sopportare una fastidiosissima toilette che lo fa tornare candido come un batuffolo di cotone.
E così, un giorno, Buz decide di scappare.
Probabilmente ha già accarezzato l’idea più di una volta, emozionandosi nel vedere gli uccellini svolazzare tra le gocce di pioggia.
Spensierato, libero dal guinzaglio e dai divieti, si gode la possibilità di esplorare in lungo e in largo, correndo, sporcandosi e annusando dappertutto senza il timore di essere interrotto sul più bello.
Ma se è vero che anche Buz riesce a conquistare la libertà, tra la sua avventura e la storia della tigre sembra ci sia qualche differenza: che esistano diversi tipi di libertà? In quanti modi si può essere liberi?
La parola libertà, infatti, rimanda subito alla fuga da una gabbia, all’uscita da una prigione che limita i movimenti. Ma è difficile considerarsi liberi se manca la possibilità di agire, la libertà “di” fare qualcosa, non solo la libertà “da” qualche costrizione.
E allora, ha senso chiedersi se Buz è più o meno libero della tigre?
Una domanda dopo l’altra, il concetto di libertà viene indagato, esplorato, interrogato, e una parola così immediata, pur nella sua astrazione, viene rimessa in questione.
Dal confronto tra Il sogno della tigre e Bravo Buz! la discussione prende una piega più personale invitando i bambini a individuare un luogo e un momento in cui si sentono liberi.
Se sono liberi quando possono giocare, o magari se la libertà è legata alla possibilità di imparare e capire.
O ancora, liberi di non parlare e di restare in silenzio senza essere disturbati.
Oppure liberi di urlare e scatenarsi. Se sono liberi dove si sentono amati e accettati.
Come per il ritorno della tigre nella giungla, la riflessione si declina in una serie di attimi e di situazioni, tutte potenzialmente diverse, in cui ciascuno dà voce alla sua personalissima esperienza di libertà.
Redazione: Sofia Zanderighi, Editor
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