Quando la redazione mi ha contattato per propormi di tradurre The House at the Edge of Magic di Amy Sparkes era piena estate: mi sono subito tuffata nella lettura. Come traduttrice, e ancor di più come giornalista (rivista Andersen) incontro tantissimi libri per ragazzi, ma è piuttosto raro imbattersi in pagine che sanno mescolare umorismo, comicità e leggerezza, senza rinunciare a un pizzico di poesia ed emozione. Lo scorso anno più che mai, dopo i lunghi mesi di lockdown, sentivo il bisogno di storie che mi facessero ridere e che mi portassero lontano, in territori fantastici:
Amiamo viaggiare per i mondi, e nei mondi che si celano tra un mondo e l’altro
dice il mago Basito alla protagonista del romanzo, Nove, lasciandole intravedere infinite possibilità di scoperta e avventura.
Ho accettato la traduzione con entusiasmo, e mi sono così garantita una minuscola porta a cui bussare in inverno (quando ho tradotto il romanzo) per entrare in un mondo imprevedibile, irragionevole e sorprendente: una casa viaggiante abitata da un troll armato di spolverino che offre sempre caramelle, un mago in pigiama appassionato del gioco della Campana e un cucchiaio di legno parlante.
Una casa dove le lancette degli orologi (esagonali e con quindici ore) corrono all’indietro e dove gli scheletri negli armadi si sentono soli.
La casa è oggetto di una maledizione, e sarà proprio Nove – colei che ha bussato alla porta – a doverla sciogliere perché il mago Basito e la sua assurda compagnia possano riprendere a viaggiare tra i mondi.
Enigmi, indovinelli e canzoni hanno messo alla prova anche me: ho cercato di re-inventarli restando il più possibile vicina al testo originale, ma sempre con l’obiettivo di renderli divertenti come lo erano stati per me quando ho letto per la prima volta il romanzo di Amy Sparkes. Mi sono confrontata più volte anche con la redazione, per sciogliere dubbi o trovare nuove soluzioni, soprattutto nella (delicata) scelta dei nomi per alcuni personaggi.
Un altro ingrediente che mi ha conquistato de La casa ai confini della magia è il ruolo dato ai libri dall’autrice, con un sentito omaggio ai bibliotecari, che condivido appieno. Nei ringraziamenti scrive infatti:
Un pensiero va a tutti i bibliotecari del mondo, che aprono così tante porte e possibilità ai bambini, aiutandoli a scoprire altri mondi
Nove, quando è ancora una ladruncola a servizio di Taschino, trova rifugio tra i libri. Il bibliotecario Downes, anche se lei non è in possesso di una regolare tessera, le permette infatti di prendere in prestito i gialli che tanto ama. Perché le storie sono un “bene essenziale” (lo abbiamo riscoperto nell’ultimo anno) e appartengono a tutti.
Testo, audio e foto in testata: Mara Pace
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