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Melania Longo e Alessandro Sanna raccontano “Monte Latte”

melania longo alessandro sanna

Care Lettrici e Lettori, quanti di voi sono neogenitori, o stanno attraversando ancora una volta, e proprio in questo tempo, l’attesa di un figlio? Quanti sono impegnati come figure di cura e supporto (ostetriche, doule, ma anche familiari e amici)? Monte Latte, albo fresco di stampa nel nostro catalogo, è un’opera a 4 mani (e 2 bimbi!) che si rivolge a tutti, ma proprio a tutti noi, nel perpetuo girotondo della vita. Abbiamo chiesto agli autori, Melania Longo e Alessandro Sanna, di raccontarsi e raccontarci come è nata l’idea per questo libro.

Melania, dicci di Alessandro

Una delle cose che mi piace di più di Alessandro è che nei momenti in cui meno me lo aspetto, arriva e dice: «Ho avuto un’idea per un libro, te la racconto così puoi pensare alle parole da aggiungere». Può accadere mentre stiamo uscendo per fare la spesa oppure siamo alle prese con altre faccende della quotidianità domestica. Così, molti dei giorni vissuti insieme contengono gli inizi di nuove storie.  Alcune stanno già prendendo forma, altre sono appunti che aspettano di maturare. Per dipingere usa l’acqua e lui stesso è acqua, torrente, sorgente. Con i suoi occhi culla il mondo, con le mani ne inventa uno nuovo. 
Quando tocca il foglio e nasce un’immagine deve sentire scorrergli dentro l’energia: se non c’è o se non è abbastanza strappa tutto e ricomincia. Un giorno, a sua insaputa, come una spigolatrice sul suo campo di visioni, ho cominciato a salvare frammenti di carta e segni con dentro un mistero. Di questo raccolto, che riposa in un cassetto della libreria, ne ho fatto la mia collezione di meraviglie. So che prima o poi ne nascerà qualcosa.
Di lui mi piace anche la sua disponibilità a imparare cose nuove, la sua gioia perenne nello sperimentare con strumenti diversi. Sapete, ad esempio, che ultimamente sta provando a comporre della musica? La melodia del video dedicato a “Monte Latte” è opera sua. Insieme a lui c’è sempre da fare, lo accompagna un fervore felice che riempie i nostri giorni di futuro.

Alessandro, raccontaci di Melania

Ho conosciuto Melania a Lecce all’interno del suo Picturebook Fest, piccolo festival dedicato al mondo del libro illustrato. In quella occasione mi sono accorto della sua passione per l’albo illustrato ammirando la sua collezione creata nel museo dove lavorava. Oltre a questo mi ha colpito il suo modo di comunicare con i bambini e con tutti gli appassionati visitatori del festival. Fino ad allora avevo ascoltato parecchi professionisti del settore parlare di libri illustrati ma il modo utilizzato da Melania mi ha particolarmente entusiasmato per la scelta rigorosa e precisa ma allo stesso tempo appassionata di scegliere le parole. Poi ho conosciuto le parole scritte di Melania di quando prende appunti e ragiona per fare i suoi incontri attorno ai libri d’arte per bambini e lì ho scoperto l’intelligenza di una autrice che lavora moltissimo sulla ricerca delle parole e dei contenuti giusti per avvicinare le persone al libro di figure. Standole vicino ho capito che mi somiglia tanto nella fase della creazione. Sempre al lavoro per trovare l’energia giusta anzi perfetta e se questo non avviene inizia a lavorare di varianti coinvolgendomi e chiedendomi cosa ne penso. Esattamente quello che faccio io, condividendo spesso con lei il mio lavoro.


Come è nata l’idea per “Monte Latte” e come avete lavorato a questo progetto?

MELANIA Questo libro ha cominciato a prendere forma da una nostra chat Whatsapp mentre eravamo lontani. Ero a Lecce per lavoro con Antonio, il nostro primo figlio, che all’epoca aveva 5 mesi, e Alessandro era a Mantova, la città dove viviamo. Nel pieno della nostra esperienza di genitori che avevano deciso di allattare al seno a richiesta, attraverso dei messaggi, abbiamo involontariamente piantato un seme per Monte Latte. Il gioco era pressappoco fatto di abbinamenti di parole: ogni volta che Alessandro scriveva “tetta”  io rispondevo con una parola sempre diversa, ad esempio: coccole, pianto, giocare, e così via. 
Alessandro, allora, mi ha subito detto che secondo lui ne poteva nascere un libro intitolato “Monte Latte” dove il profilo di un seno si sarebbe di volta in volta trasformato in una nuova figura a seconda delle suggestioni suggerite dalle mie parole.
Così l’albo, prima ancora di essere tale, aveva già un titolo e una lunga lista di parole che avrebbero accompagnato ogni scena. Perché il libro diventasse quel che è oggi ci sono voluti due anni. Questo lungo tempo ci ha permesso di dedicare attenzioni particolari ad un progetto che, insieme all’editore, sapevamo essere particolarmente delicato. Desideravamo, infatti, offrire un “racconto” che potesse parlare a tutti coloro che si scoprono nuovi quando nella loro vita arriva un bambino: non solo mamme e non solo quelle che scelgono di allattare al seno; non solo papà. Insomma, un libro per le famiglie e l’intera comunità.
Ben presto, allora, ho sentito che quelle singole parole da cui ero partita non riuscivano ad avere la vitalità necessaria per far risuonare la mia/nostra esperienza e soprattutto renderla accogliente nei confronti delle tante e diverse storie di chi avrebbe letto il testo.
Ho iniziato allora a prendere appunti della nuova vita con il mio bambino e il mio compagno per cercare di ricomporre stati d’animo, emozioni, vissuti quotidiani. Ne sono nate venti “stanze”, come se l’intero testo fosse una canzone composta per fermare e far luce su ogni singolo momento della maternità e paternità.
ALESSANDRO Per realizzare le immagini del libro ho lavorato in modi che si sono evoluti di pari passo con la creazione del testo di Melania. I primi lavori erano semplici con colori forti e piatti. La tecnica da subito è stata digitale perché mi permette di avere il controllo assoluto della forma e del colore. Le parole di Melania hanno preso una luce differente rispetto all’inizio e anch’io ho pensato che fosse giusto rivalutare la struttura delle figure. Ho alleggerito i colori sgranandoli come la texture di un tessuto per ottenere una delicata grana come se fossero antiche stampe giapponesi. 

Torniamo ancora un attimo sul legame tra “Monte Latte” e il tema dell’allattamento al seno. Qual è stato il vostro intento e, se vi va di condividerla, quale la vostra esperienza

MELANIA Il viaggio su questo monte non è stato immaginato ma realmente vissuto. Quando è nato il nostro primo figlio, abbiamo scelto di allattarlo al seno a richiesta e, grazie ai consigli della mia più cara amica, ci siamo affidati a due ostetriche affinché ci supportassero nelle tante e diverse tappe dell’esperienza che stavamo per iniziare. Grazie a loro – e anche al confronto con altri genitori – abbiamo potuto vivere con una consapevolezza diversa le gioie e i turbamenti che accompagnano l’arrivo di un figlio. Il libro è nato per condividere questa storia che, in fondo, è universale e si ripete ogni volta che nasce un bambino e nasce una famiglia. Dal punto di vista grafico- narrativo, seppur il centro attorno a cui tutto ruota sia la silhouette di un seno, quindi un elemento che contraddistingue in maniera inequivocabile il femminile, abbiamo voluto, attraverso la forza generatrice del disegno e della parola, trasformarla in qualcos’altro e quindi sottolineare il suo potenziale evocativo. Tra le pagine i lettori incontrano un monte, un campo da gioco, il tetto di una casa, l’entrata di una grotta e così via:

ogni figura una metafora, per tradurre quell’intreccio complesso che dà forma al legame genitore-figlio.

Il nostro manifesto o dichiarazione di intenti la si trova in copertina dove protagonista è l’intera comunità che scala questo monte davvero speciale. Non solo un bimbo e la sua mamma ma tutta una società che cammina insieme fino a raggiungerne la vetta.
In tal modo ci auguriamo che di genitori e figli, di mamme e di papà si possa continuare a parlare, anche e soprattutto nelle “stanze del potere”, guardando a quell’umanesimo che coniuga rispetto, ascolto, spirito critico, speranza e solidarietà.
ALESSANDRO Il titolo Monte Latte mi è venuto prima di lavorare alle immagini. Ho semplicemente portato avanti il mio cantiere aperto sul limite della forma. In passato ho lavorato sulla forma del cuore, della casa e della pancia in gravidanza. Qui ho immaginato un grande seno che somiglia ad un monte. Un monte che appartiene a tutte le persone che hanno a che fare con l’impegno dello stare con i bambini appena nati.


Alessandro, qual è il tuo verso preferito, nel testo scritto da Melania? C’è un motivo particolare per questa scelta? 

Mi piace la frase: “Mi sdraio al tuo fianco e ritorno bambina anch’io appena nata.”

Queste parole sono precisamente il sentimento che provo anch’io quando sono con i miei bambini. Mi vengono alla mente ricordi di quando ero piccolo e abbracciavo la mia mamma nel caldo del lettone oppure mi teneva in braccio. Non sono ricordi limpidi ma hanno a che fare con odori e scorci di visioni ravvicinati, una sorta di inquadratura con obiettivo macro su particolari di mani, bocca, braccia e coperte che coprono gli occhi.


Melania, qual è l’illustrazione di Alessandro che ami di più in questo libro, e perché?

E’ difficile rispondere a questa domanda ma ci provo ugualmente. Tra le immagini che maggiormente mi emozionano c’è quella realizzata per le parole
“La fatica è un sentiero invisibile
dove mi muovo
con una mappa di domande”.


Mi piacciono i colori che avvolgono le figure della scena, c’è in loro una dolcezza che stempera il senso racchiuso nelle parole. L’atmosfera delle cose sembra quasi diventare irreale, sospesa nei respiri e nei pensieri di chi abita questo paesaggio.
La figura che scala il monte, poi, non si capisce se sia uomo o donna e questo l’ho subito trovato interessante, proprio per consentire a tutti di rispecchiarsi nell’esperienza raccontata. Infine, lo/a scalatore/trice non è da sola; lungo il suo percorso, lo precede un cervo ritratto nel momento in cui sembra essersi fermato ad aspettare qualcuno.   

Vi leggeremo ancora, insieme? C’è un progetto o un desiderio che vi va di condividere con i lettori?

MELANIA E ALESSANDRO Presto usciranno altri nostri libri fatti insieme, nati tutti durante il lockdown del 2020, e nel cassetto ne abbiamo altri che attendono di prendere una forma più definita.
Ci piacerebbe che “Monte Latte” fosse letto, oltre che nei luoghi classici deputati alla lettura, anche e soprattutto in tutti i reparti di ostetricia, di pediatria, nei consultori, nelle famiglie e ovunque ci sia un bambino e un adulto che se ne prende cura. Questo in sintonia con le Medical Humanities (la tutela e la cura della salute intesa come responsabilità collettiva nei sistemi di welfare, ndr) grazie alle quali negli ultimi anni la medicina e il mondo sanitario hanno riaffermato il ruolo dei bisogni legati alla sfera delle discipline umane (arte, storia, filosofia) come nuovi strumenti per “fare salute”.
Tra i nostri sogni c’è quello di aprire in maniera continuativa le porte dello studio a Mantova e della nostra biblioteca per farne un laboratorio permanente per lo sguardo, spazio di studio, progettazione e creazione, dove si pensa e si fa e con e attraverso l’arte.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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