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Paolo Nori e Andrea Antinori in dialogo su “A cosa servono i gatti”

Vi raccontiamo i passaggi salienti del memorabile incontro con Paolo Nori autore di A cosa servono i gatti illustrato da Andrea Antinori, entrambi ospiti di Bookcity Milano 2021 in un incontro al Castello Sforzesco, 18 novembre.

Ha esordito Nori: «Quando mi hanno proposto di pubblicare A cosa servono i gatti, son stato contento. Quando poi mi hanno proposto di farlo illustrare da Andrea Antinori, sono rimasto perplesso. Per dei motivi, non so come dire, massonici. Di società segrete. Che non hanno niente a che fare con la qualità delle illustrazioni di Andrea Antinori che sono, sarete tutti d’accordo, bellissime. No.
Io e la Battaglia, la mia bambina, abbiamo qualche cosa in comune, per esempio il fatto che ci chiamiamo Nori, di cognome. Mi ricordo quando con sua mamma siamo andati all’ospedale, all’ufficio dove si registrano i nomi dei bambini, e la mamma della Battaglia ha detto che sceglieva il mio cognome, mi ricordo l’impiegata le ha chiesto: “È sicura?” e io che mi son chiesto: “Ma cosa vuole, questa qua?”. Comunque la mamma della Battaglia era sicura, e io e la Battaglia ci chiamiamo tutti e due Nori.
Allora quando con la Battaglia, che lei era piccola, ci succedevano delle cose brutte, tipo che aspettavamo alla fermata dell’autobus, un giorno che pioveva, e passava una macchina e c’era una pozzanghera e la macchina ci spruzzava addosso l’acqua della pozzanghera, noi quando succedevano questi piccoli disastri, davamo la colpa agli Antinori.
Anche se la Battaglia è cresciuta, quando mi hanno proposto di pubblicare “A cosa servono i gatti” con le illustrazioni di Andrea Antinori, io mi son sentito in dovere di chiedere il permesso alla Battaglia.

“Non vorrei”, le ho detto, “che fosse una mossa degli Antinori per rovinarci”.

Lei ci ha pensato un po’ e poi mi ha detto: “Mah, non so… Io gli darei una possibilità”. E allora è andata a finire così. Gli abbiamo dato una possibilità. E adesso vediamo.»

Il libro (scelto dall’editor Giulia Genovesi che vedete in fotografia, tra Nori e Antinori!) è un testo divertente e un po’ amaro sui momenti di “nulla” che tutti viviamo. Tra solitudine e spaesamento (nella cucina di casa così come in vacanza ad Amsterdam), autoironia e tenerezza.

Un libro in cui non succede niente. Un libro sul “far niente”, che è fondamentale, ma difficilissimo”, ci ha detto Paolo Nori alla presentazione del libro al Castello Sforzesco di Milano, in occasione di Bookcity 2021.

Paolo Nori ha scritto questo testo molti anni fa: «era un periodo in cui chiedevo a me stesso e ai miei cari “ti ricordi?”»

Si è posto la stessa domanda con noi, guardando alla sua vita negli anni passati, il tempo in cui aveva scritto A cosa servono i gatti:

«Cioè non avevo capito bene, non mi avevano invitato, ma ne parlavano tutti, di questo fatto di incidere sulla realtà. Io, non mi avevano neanche invitato, non ne sapevo niente, ma mi chiedevo due cose, lì a Roma, cosa voleva dire incidere sulla realtà e poi un’altra cosa: a cosa servono i gatti?»

“L’Avvocato, che poi era una gatta, e si chiamava Fufi, o forse Learco”, era stato il regalo di una fidanzata, “così impari a prenderti cura di qualcuno”, gli aveva detto.

E mentre vivono insieme, il protagonista e la gatta, che si chiama Fufi, l’Avvocato, o forse Learco, mentre lei miagola, non vuole entrare nella sua camera da letto, si ferma sulla soglia e poi torna indietro, lui la osserva, viaggia, non pensa a lei, e torna, e pensa:

La mia gatta, Learco, al mondo, a pensarci, aveva solo me.

Paolo Nori cerca le risposte alle domande che invadono i pensieri in quei periodi in cui ci sentiamo vuoti, spenti. Tra le pagine di questo testo, con le magnifiche illustrazioni di Andrea Antinori a far da contrappunto, c’è quell’ironia sottile su se stessi e sul mondo che è in qualche modo salvifica e dona conforto. Vi ritroverete anche voi a sorridere mentre vi capiterà di chiedervi “a cosa servono i gatti”.

Buona lettura!

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