Giovane e piena di idee, dal suo salotto con tante scatole di colori (e di pizza!), l’amata autrice di Chapeau e di Una storia molto in ritardo ci parla di sé e del suo nuovo libro, che ha come protagonista il cagnolino di quando era bambina: Buz, piccolo, tenero, e con molte regole da rispettare. Un racconto sull’importanza di disobbedire: perché, come suggerisce Marianna, a volte è necessario farlo.
Marianna, raccontaci di te
Allora: sono nata a Roma. Finito il liceo dopo un periodo che potrei (generosamente) definire tentennante, sono finalmente approdata a Milano, dove ho studiato illustrazione editoriale presso il Mimaster. Capito finalmente cosa volevo fare da grande (ma non dove volevo vivere) mi sono trasferita a Bologna, dove ho studiato letteratura per l’infanzia presso l’Accademia Drosselmeier. Dopodiché, sono tornata a Roma, dove vivo attualmente, con il mio compagno e due gatte. Mi piace mangiare, andare in montagna, disegnare, mangiare, fare liste di cose da fare, avventurarmi in campeggio libero, scrivere storie, mangiare, mettere a posto la libreria e fantasticare di progetti che non realizzerò mai. Per il resto, per lo più, scrivo e disegno, che poi è l’attività che mi piace di più.
Come riesci a coniugare il tuo essere sia autrice che illustratrice? Come lavori: pensi prima alla storia o ai disegni?
E’ una domanda difficile! Ma ci provo.
Mi piace rimanere “nel mezzo” almeno all’inizio. Diciamo che, una volta che penso a qualcosa che mi sembra possa essere il seme per una storia, inizio a riempire quaderni di storyboard incomprensibili. Rettangolino dopo rettangolino, la storia prende forma.
Non saprei mettere un confine netto tra il disegnare e lo scrivere, in questa fase.
Mi racconto la storia mentre scarabocchio
Una volta che mi sembra che la storia funzioni, scrivo il testo, cercando di tenere conto delle suggestioni visive raccolte negli storyboard.
Solo alla fine inizio a disegnare nel vero senso della parola.
Molto raramente disegno senza un fine, quasi sempre i disegni sono al servizio di una storia (anche se ancora incompiuta) e molto raramente scrivo senza l’intenzione di dare forma a delle immagini. Inoltre, spesso è proprio il libro in quanto oggetto a dare degli spunti narrativi. Insomma, non mi sento né illustratrice, né autrice. Se mi chiedono che lavoro faccio, rispondo: “i libri per bambini!”.
Parlaci dell’albo “Una storia molto in ritardo”, uscito alcuni mesi fa: come è nato, cosa ti ha spinto a realizzarlo e le tecniche usate
Fin da quando ero ragazzina avevo una particolare ossessione per il tema dell’attesa. (La mia tesina al liceo era sul tema del “procrastinare”!).
Credo che il libro dialoghi in primis con il suo autore: nel libro tutti i personaggi, tranne uno, stanno fermi a non fare niente; non si accorgono di quel che gli accade intorno, tutti presi ad aspettare qualcosa che forse arriverà. O forse no. (Vi ricorda qualcosa?)
Immagino che fosse la storia che volevo che qualcuno in quel periodo raccontasse a me. Uno spintone, ecco.
E ora raccontaci del lavoro per Bravo Buz!, fresco di stampa nella collana L’Acchiappastorie. Da dove hai tratto ispirazione per la storia?
Il protagonista del libro è Buz.
Buz è il mio primo cane, che ho avuto dai tre ai diciassette anni. Era piccolo, bianco e scemotto, perciò io e la mia famiglia eravamo talmente preoccupati che si facesse male che non gli abbiamo mai fatto fare niente. Poverino. Così ho pensato di fargli avere il suo riscatto, almeno in un libro. Riferimenti autobiografici a parte, direi che è un libro sull’importanza di disobbedire, quando serve. E può servire.
Descrivici il posto dove lavori di solito
Per lo più lavoro a casa, sul tavolo in salotto (che poi sarebbe anche la cucina). Tra scatole di colori e di pizza.
Progetti per il futuro che ti va di condividere con noi?
Da qui ai prossimi due anni (aiuto!) ho in programma diversi albi illustrati, alcuni scritti da me, altri no. Che vedono tra i protagonisti gatti, topi, montagne e cose che non si sa bene cosa siano, ma che si fanno voler bene lo stesso!
(Illustrazione: Marianna Coppo)