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Emma Lidia Squillari racconta “I dispettosi”

emma lidia squilllari

Un albero del parco. Tra i rami, 100 uccellini che passano il tempo impegnandosi a dar fastidio ai passanti: Litigano, si lamentano,
schiamazzano e beccano.
E cercano anche di farti la cacca in testa!

Intorno, la città – sulla quale incombe, un giorno, aria di tempesta Tutti cercano riparo… non gli uccellini, troppo presi dai loro battibecchi. E intanto arriva la notte, che col black-out e il temporale è più nera del nero e fa paura! Se ne uscirà -scopriremo- solo tutti insieme, avendo cura l’uno dell’altro, e dell’ambiente che ci ospita.

Proprio il 22 aprile Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) esce in libreria il nuovo albo di Emma Lidia Squillari, I dispettosi, che possiamo leggere come una storia-simbolo del tempo che stiamo vivendo. La lunga notte della pandemia – nella quale siamo tutti ma proprio tutti, a dispetto della provenienza, immersi – è una dura prova, ma anche l’opportunità da cogliere per smettere di farsi “i dispetti” e riscoprire la potenza e la bellezza della collaborazione.

Lidia, raccontaci com’è nato questo libro e cosa ti è stato di ispirazione
Intanto, bisogna dire che una delle mie cose preferite da disegnare sono proprio gli uccelli. Mi piacciono perché li trovo pieni di vitalità e carattere. Li osservo sempre, ovunque vado. In campagna, dove sono cresciuta, ce ne sono ovviamente tantissimi, di moltissime specie e colori, ma anche in città non mancano! Tutti penseranno subito ai piccioni, ma ci sono anche i passerotti, i merli, le cornacchie, le gazze, le tortore…


Mi piace immaginare la loro quotidianità, il loro mondo che coesiste in maniera parallela a noi e ai nostri animali domestici. Ultimamente ho scoperto che a Milano sul grattacielo Pirelli vivono dei falchi pellegrini! Il mio entusiasmo? Esagerato. Li vado a visitare ogni giorno (c’è una webcam accessibile sul sito della Regione Lombardia che permette di osservarne il nido).
Insomma, adoro il mondo della natura, e quindi inventarmi una storia di uccellini rompiscatole è stato abbastanza naturale! Il momento specifico in cui ho iniziato a rimuginare sulla storia de I dispettosi credo sia stato qualche anno fa, quando mi trovavo per caso a Roma, e ho scoperto che tra gli alberi della città vivono tantissimi pappagallini colorati, scappati da chissà dove e ormai inselvatichiti. Come per la scoperta dei falchi pellegrini, anche in quest’occasione mi sono lasciata prendere da un irrefrenabile entusiasmo e ho capito che volevo a tutti i costi tuffarmi con l’immaginazione in un libro ambientato in un contesto urbano, ma dove la natura detta le regole. Così ho fatto, ed eccoci qua.

Questa storia ha un originale protagonista collettivo: uno stormo di ben 100 uccellini, nominati uno a uno! Perché hai preferito un gruppo numeroso invece del singolo “eroe”?
Nel caso del nostro stormo di dispettosi credo che l’assenza di un solo protagonista sottolinei ancora di più ciò che mi premeva raccontare: non l’esperienza del personaggio, ma le dinamiche di un gruppo più ampio.
Queste dinamiche esistono ovunque: in famiglia, a scuola, nei gruppi di amici, tra colleghi, fino alle più complesse dinamiche di appartenenza nazionale o religiosa, o razziale. Tutti ci identifichiamo in qualcosa, spesso anche solo per differenziarci dagli “altri” e sentirci parte di qualche cosa di più grande di noi, protetti. Il singolo, quando inserito in un gruppo, spesso rischia di perdere la sua personalità individuale, e di conseguenza anche il suo senso di ciò che è giusto e sbagliato. In questo genere di situazioni capita di esprimere sia il peggio che il meglio di sé, proprio come accade ai dispettosi.
Allo stesso tempo, trovo interessante raccontare storie dove non ci siano protagonisti esclusivamente “buoni” con il quale il lettore si deve per forza identificare – cosa che, a mio avviso, limita le interpretazioni e il rapporto stesso che il bambino può instaurare con la narrazione:


Nelle mie storie non ci sono né buoni “buonissimi”, né cattivi “cattivissimi”: ognuno di noi infatti ha dentro di sé insicurezze, rancori, vanità e gelosie

Riconoscere e comprendere queste nostre emozioni e i comportamenti che ne derivano è molto importante, ed associare questi comportamenti ad un personaggio “ solo cattivo” è eccessivamente semplicistico, e forse poco costruttivo.
I personaggi che cerco di creare sono un miscuglio di entrambe le cose, proprio come lo siamo noi esseri umani.

I nomi di questi uccellini dispettosi, sono ispirati a persone umane reali?
Diciamo che sono uno stratagemma per ricordare ai lettori che ognuno degli uccellini ha un’identità propria, evitando di farli risultare solo nella loro accezione di “gruppo”.
I nomi sono stati scelti cercando di adottare nomi divertenti, ma soprattutto realistici ed inclusivi. Nomi che potessero effettivamente essere riconosciuti dai miei lettori e che riflettessero la sempre più ampia diversità culturale che caratterizza il nostro Paese. I dispettosi non appartengono a nessuna specie di uccello in particolare (e non è un caso).
Volevo che potessero essere uccellini provenienti da qualunque parte del mondo e che fossero tutti unici, diversi e speciali.
La riconoscibilità dei singoli uccellini è poi importantissima anche perché essi vengono riproposti in tutte le pagine mantenendo la loro individualità. E in quelle pagine in cui l’albero è ritratto per intero, è possibile andarli a cercare uno ad uno. Li troverete tutti e cento!

Esiste veramente, l’albero dei dispettosi?
Non nella forma specifica in cui l’ho rappresentato. Però, osservando ed ascoltando con attenzione (non importa se si è in città o in campagna o in qualsiasi parte del mondo) chiunque può scoprire che I dispettosi sono arrivati anche lì dove ci si trova: ci sono alberi, soprattutto nella stagione delle migrazioni, che vengono completamente invasi da uccellini, come se si trattasse di un condominio estremamente desiderabile (e dunque sovraffollato) dove tutti i vicini non fanno altro che litigare e schiamazzare. A riprova di ciò, mentre realizzavo il libro ho ricevuto video dai luoghi più disparati (addirittura dal Giappone!) da parte di amici e colleghi che avevano incontrato uno stormo di dispettosi.

Ora che il libro è uscito, i dispettosi viaggeranno verso nuovi lidi? C’è qualcosa in cantiere?
In cantiere (e per “cantiere” intendo il pasticcio che rappresenta la mia mente al lavoro) frullano sempre tantissimi progetti! Mi sembra di non riuscire mai a smettere di pensare a cose che vorrei scrivere, cose che vorrei disegnare, storie che vorrei raccontare.
L’albo illustrato per me è un modo bellissimo di soffermarmi a pensare alla realtà e al modo in cui interagisco con essa. E in questo momento dove le certezze sono davvero poche, sono felice che mi sia rimasta quella per me più importante: voler bene al mio mestiere e alle possibilità che mi regala.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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