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Chris Naylor-Ballesteros racconta “Elvis e Otto. L’amicizia vince!”

chris naylor ballesteros

Già autore dell’amatissimo Cosa c’è nella tua valigia?, Chris Naylor-Ballesteros torna in libreria con un nuovo albo… in modo diverso, anche stavolta, il fil rouge (anzi, fucsia!) è l’amicizia. I protagonisti sono Elvis la volpe e l’orso Otto, e Chris ce li presenta in questa intervista.

Chris, raccontaci di “Elvis e Otto”: a cosa ti sei ispirato per questa storia, come e per quanto ci hai lavorato

Il primo schizzo risale probabilmente a quattro o cinque anni fa e ci sono voluti circa tre anni per svilupparlo e portare a termine il progetto. A volte, la parte che richiede più tempo è mettere insieme, in testa, i pezzi di una storia che sembra funzionare – o, almeno, sembra un buon punto di partenza e prima ancora che si trasformi in parole e immagini.
All’inizio, per Elvis e Otto, c’era solo uno strano schizzo di un animale davvero grande che sembrava stesse cercando di nascondersi dietro un tronco davvero stretto. Mi piaceva l’idea di qualcuno che si nascondesse come a volte fanno i bambini piccoli: la tattica “se non posso vederti, allora anche tu non puoi vedermi”!


Quindi ho provato a farne una storia, basata su due buoni amici che giocano a nascondino e uno di loro pensa di essere bravo ma non lo è. Il mio Editor di Nosy Crow, ha apprezzato questa premessa e mi ha incoraggiato a svilupparla di più. Ho finito per suggerire diverse versioni basate su quell’idea: Elvis va a casa e Otto finisce in un fiume in piena. Elvis e Otto si perdono entrambi nei boschi. Otto che finge di essere una roccia ed Elvis si siede su di lui. Otto che entra in un caffè pieno di orsi con un paralume in testa per nascondersi – e certo, che lo notano! A volte diventavano soluzioni narrative un po’ complicate e artificiose, ma un elemento che è rimasto lì fin dall’inizio era il filo colorato che conduceva Elvis attraverso le ambientazioni fino a Otto.
Ho sempre sentito che doveva essere era una parte importante della storia, ma bisognava infilarla (scusate il gioco di parole) nel modo giusto. Alla fine, abbiamo deciso la storia che è nel libro. Ma come ho detto ci è voluto davvero molto tempo per far funzionare tutto: a volte le storie più semplici sono le più difficili da mettere insieme.

Che tecnica hai usato per le illustrazioni di questo albo?

Tutte le illustrazioni sono a matita e un po’ di carboncino per gli sfondi. I dettagli del personaggio (occhi, bocche, braccia, gambe, ecc.) sono realizzati con penna e inchiostro. Una difficoltà inaspettata è stata nel mantenere la consistenza degli scarabocchi a matita di tutta la pelliccia! Sembra semplice ma è stato davvero difficile assicurarsi che fosse lo stesso in ogni pagina. Per qualche misteriosa ragione, quella pelliccia mi appariva diversa da un giorno all’altro e non riuscivo mai a capire davvero perché. La carta è diversa? La matita è temperata allo stesso modo? La superficie sotto la carta è diversa? È stato un lavoro piuttosto meticoloso (e, sì: a volte, noioso).

Avevi in mente un target di lettori specifico, quando hai scritto questo libro?

Penso che Elvis e Otto sia probabilmente per bimbi più piccoli rispetto ad altri miei libri; ma quando penso e scrivo storie non prendo mai seriamente in considerazione una specifica fascia di età. Spesso, non ne ho idea finché il lavoro non è finito, e a quel punto è l’Editore a suggerire una collocazione per fascia di età. Ho due figli adolescenti e non ho più così presente quanto fossero “maturi” o cosa avrebbero voluto quando avevano tre, cinque o sette anni, per esempio.
Alcuni libri continuano a essere letti per un lungo periodo di tempo, e il modo in cui vengono compresi e apprezzati cambia. Avevamo un libro sul conto alla rovescia (Ten Tiny Tadpoles scritto da Debbie Tarbett) che mia figlia adorava quando era molto piccola. Doveva indovinare il numero successivo e all’inizio si è sforzata di farlo bene. Un anno o due più tardi questo meccanismo è diventato facile, quindi faceva errori a bella posta, solo per divertimento; quando è cresciuta, l’abbiamo letto di nuovo in modo diverso, con una vena nostalgica.
Anche Elvis e Otto si presta al gioco della conta – fino a cento – cosa che potrebbe far perdere la pazienza ai lettori adulti. Potete saltare alcuni dei numeri nel bel mezzo… se pensate che i vostri figli non se ne accorgeranno!

Qual è il fil rouge tra “Elvis e Otto” e il tuo albo già molto amato qui in Italia, “Cosa c’è nella tua valigia?”

Non so se ce n’è uno così diretto. Certamente (anche se non me ne sono mai accorto finché non me l’hanno fatto notare) l’amicizia è un tema in molti dei miei libri. Cosa c’è nella tua valigia? parla di accettare un nuovo amico, Out Of Nowhere parla di due vecchi amici che si ritrovano. Mini la piccola renna (Nomos Ed.) racconta come trovare il posto giusto per noi ed essere veri amici con qualcuno. E in Elvis e Otto abbiamo due migliori amici che affrontano i piccoli problemi quotidiani che i bambini stessi sperimentano con i loro amici.
Ho davvero un bel gruppo di amici di vecchia data, ma ho vissuto lontano da loro (e dalla mia famiglia) per molto tempo. Forse l’impulso a scrivere di trovare amici, o semplicemente, di essere amici deriva da questo? Non lo so.

Vuoi sapere di più su questo autore? Leggi ancheCosa c’è nella valigia di… Chris Naylor-Ballesteros”

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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