Pietro Scidurlo è un ragazzo di 37 anni di Somma Lombardo, in sedia rotella dalla nascita, che, dopo aver compiuto il Cammino di Santiago due volte, ha compreso l’importanza di rendere i percorsi e i cammini storici accessibili davvero per tutti.
Il suo impegno si è concretizzato nell’associazione Free Wheels, il cui primo grande risultato è stata la guida Santiago per tutti, realizzata con Luciano Callegari e pubblicata da Terre di mezzo. Un prezioso lavoro di mappatura e segnalazione del cammino più importante al mondo, che in questo modo diventa davvero aperto a tutti coloro che lo vogliono percorrere.
Dopo l’esperienza del Cammino lo sguardo di Scidurlo non poteva che rivolgersi verso la Via Francigena. Nonostante la crescita del numero di pellegrini e l’aumento dell’attenzione degli amministratori locali, l’antica via che conduce a Roma non è ancora accessibile a tutti.
Per questo motivo Pietro, insieme a Roberto D’Amato, Bartolomeo (il papà di Pietro), Pino Baldissera e Giancarlo Cotta Ramusino (autore per Terre di mezzo di Camminatori) sono partiti il 28 marzo per un viaggio esplorativo lungo la Francigena, 800 km e 14 tappe, che porterà il gruppo a Roma.
Ecco come i protagonisti raccontano il proprio progetto a Fa’ la cosa giusta!, durante l’ incontro di presentazione.
Un viaggio che serve a mappare cosa c’è e cosa manca sul cammino, ma anche ad incontrare amministratori pubblici per raccontare dal vivo le impressioni e sensibilizzare per permettere anche a chi ha esigenze speciali di poter percorrere la Francigena.
Seguiamo il loro viaggio pubblicando qui di seguito alcuni diari e commenti che Pietro ci invia quotidianamente dal Cammino:
29/03 2° tappa: verso Piacenza
Ho sentito i ragazzi, mi hanno raccontato che al loro risveglio li accoglie una nebbiolina leggera che più che nebbiolina, era solo una sfumatura di grigio umidiccio che non è certo una novità sulla riva di un fiume.
Nella giornata di oggi hanno attraversato il ponte vecchio di Pavia e seguendo la riva sinistra, un primo corso d’acqua e poi il naviglio che passano sopra la diga di Leonardo. Un breve tratto ancora lungo il Ticino per poi girare verso est. Hanno anche incontrato qualche strada di campagna e alcuni paaesi da attraversare prima di arrivare all’argine maestro del Po.
Sono incappati in un paio di piccolo inconvenienti, a Roberto esce la catena e lo sterzo di Thor, la bici di Pietro, diventa troppo duro da manovrare, ma con una cogga di olio i ragazzi risolvono il problema.
Oggi devono puntare ad arrivare al Transitum Padi a metà giornata, ma la strada è tanta. Più pedalano e più sembra che la meta si allontani. Più fanno chilometri e più ne mancano…
Oggi hanno visto tre fiumi dall’argine maestro, all’Olona, e infine si dirigono verso il terzo: il Lambro.
I ragazzi oggi ce la stanno mettendo tutta, accelerano anche più che possono il passo, avvisano il sindaco di Orio Litta e il traghettatore che arriveranno più tardi. Pierluigi Cappelletti, sindaco di Orio Lita gli va incontro a Lambrinia e li accompagna fino a Orio.
Alle 14.30 non avevano ancora mangiato nulla e la batteria di Thor è scarica. Quindi decidono di fermarsi a mangiare e a ricaricare la batteria. Pierluigi gli prenota un piatto di pasta alla trattoria dove si fermano al volo per il tempo necessario.
A Piacenza li attendono e arriveremo in ritardo, sempre più in ritardo.
Alla fine alle 16 Danilo, il traghettatore, è la pronto sulla riva. Caricare la barca non è una cosa semplice, ne hanno di roba da portare, servono due viaggi.
Carlo, un cicloturista svizzero, incontrato sul cammino, gli da un grande aiuto a caricare. Un primo viaggio con Thor e con la Goat, un secondo con il resto delle cose.
Fanno una sosta rapida a firmare il registro dei pellegrini a Soprarivo di Calandasco e ripartono.
L’appuntamento con il sindaco a Piacenza è ormai saltato, sperano di arrivare al più presto. Pensavano di aver fatto bene i conti… Bhé… quasi bene… Invece hanno accumulato un ritardo pazzesco, pedalano con la lingua sull’asfalto e arrivano in piazza Cavalli praticamente alle sette di sera.
Un breve incontro pubblico per raccontare gli scopi del viaggio e fare un breve confronto sulle possibilità e sulle prospettive per la via Francigena e poi si vanno a cena.
Sono molto stanchi, giornata impegnativa.
Grazie per il Vostro supporto, vi sentono molto vicini.
30/03 – 3° tappa: verso Medesano
FUORI ONDA:
“Notizie dai nostri pellegrini: Ieri i ragazzi erano esausti, e non mi hanno dato nessuna notizia, ma mi hanno scritto stamattina.
Pietro inizia ad avere i primi acciacchi, Febbre, dolori alle braccia e stamattina un po’ di congiuntivite.
Sono arrivati a Medesano alle 20.30, dove ad attenderli c’era Maura e suo marito, due amici pellegrini. Con il buioi.
Una tappa difficile, fatta con una sola batteria, e non due come era previsto. Oggi arriverà la seconda tappa grazie all’amico Alberto Conte.
Rispetto agli altri due giorni, è stata più dura perchè la salita di Costa Mezzana è stata fatta davvero con fatica, tutta a braccia, con Pietro che spingeva fino a non sentire più le dita, fatta con Pino che pedalava e in più a volte spingeva Pietro, fatta di persone che gli andavano incontro e li aiutavano ad andare avanti, ma anche con l’aiuto di tutti, sono arrivati devastati.
Si sono fermati a ricaricare la batteria un ora al Bar Scoiattolo di Costa Mezzano. Ma quella batteria si è esaurita nei successivi 50 mt di salita che c’è dal Bar alla chiesa della stessa città. Quindi in pochissimo tempo.
Ma alla fine, gli sforzi sono serviti. Sono stanchi, ma felici. Ieri sera non c’era un ostello ad accoglierli ma un Hotel come si deve, Hotel Ayri a Medesano, che li ha coccolati.”
Lasciamo Piacenza di buona mattina.
Il sole è alto e ci attende un’altra tappa di pianura. Campi, silenzi e molte riflessioni. Si cammina tutti insieme ogni tanto, altre volte ci si allontana e se qualcuno si distrae, ci si perde. E’ accaduto una volta sola, ma poi abbiamo riunito il gruppo.
Tocchiamo Fiorenzuola d’Arda, passando sopra il ponte che apre le porte della città: non facciamo in tempo a godere il panorama suggestivo che, affamati, ci accingiamo al primo market. Un panino veloce e poi via subito: Medesano è ancora molto lontano. Più tardi scopriremo troppo lontano.
Presto le pendenze si fanno sentire, ci si avvicina sempre più al borgo di Costamezzana. Per raggiungerelo ognuno di noi deve far fondo a forze sconosciute. Viene subito in mente una delle promessse che ci siamo fatti prima di partire: tutti aiutano tutti.
E’ tardo pomeriggio quando la bici di Pietro rimasta a secco di batteria giunge al paese. Ma mancano ancora diversi km di salita e molti di più a fine tappa. Il gruppo quindi con coscienza decide di dividersi, ma alla fine tutti insieme giungono alle ore 20:32 alle porte dell’Hotel Ayri a Medesano.
L’accoglienza e la location sono eccezionali e la sorpresa dell’amica Maura Orlandi di Parma, che aveva già aiutato Pietro mentre percorreva il Cammino di Santiago, ha fatto da ciliegina sulla torta. Cena e poi tutti a letto presto. Qualcuno con la febbre, ma si sà.. il riposo è medico.
Buonanotte
31/03 – 4° Tappa: verso Cassio:
Stamattina ci si alza di buon ora, la tappa che ci attende non è lunghissima ma si inizia ad affrontare la Cisa.
Alberto Conte di Sloways durante la giornata ci soccorrerà con la seconda batteria, ma ancora non sappiamo dove e quando lo troveremo. La bici di Pietro la sera prima aveva qualche problema, quindi prima di partire bisogna sistemarlo. Ma regolando un aspetto, se ne peggiorava un’altro. La catena non voleva reggere, il manubrio era storto e il telaio presentava un’assetto non corretto. Si perdono 4 ore e solo a mezzogiorno i nostri viaggiatori riescono a prendere strada. Ma forse è troppo tardi per arrivare col sole ancora alto a Cassio. O forse no.
In breve raggiungono Fornovo, mozzafiato il panorama sul ponte del Taro. Viene quasi voglia di scendere e bagnarsi i piedi, ma il tempo è sempre troppo tiranno. Salutiamo alcuni amici passati a trovarci, e un paio di pellegrini a piedi che vanno nella stessa direzione.
Alberto Conte li raggiunge per sistemare la seconda batteria e augurarci buon cammino. Si parte.. la salita inizia da subito. Quel che non sapevamo è quanto sarebbe stata dura. I ricordi di Costamezzana riaffiorano ma presto ci si rende conto che la Cisa può essere molto più complicata. E lo è stata. Rampe ripide, più o meno lunghe, pochi falsipiani, nessun borgo vivace da attraversare, solo alcune cascine chiuse con bottiglie d’acqua sull’uscio. C’è chi dice per i topi… chi per altri motivi… una delle tante curiosità che rimarranno senza risposta.
Pian piano ci si divide e Bartolomeo, Pietro e Roberto sono i primi a scollinare e raggiungere poi Cassio alle 17.
Ma la sedia di Pietro è ancora con Girumin. Pazienza… una soluzione per girare all’interno dell’ostello la troverà.
Mezz’ora dopo all’uscio bussano e sono Pino e Girumin. Finalmente tutti riuniti si sistemano e cucinano un ricco piatto di spaghetti. A tavola si ritrova quel cameratismo che la fatica aveva pian piano eclissato.
Domani si decide di cambiare piano: destinazione Pontremoli… anche se vorremmo andare un pochetino più avanti senza aspirare ad Aulla… davvero troppo lontano (anche perchè al passo ci sono ancora più di 20 km di salita).
Notte
ps. Quando i ragazzi hanno buttato giù il diario della giornata ancora non sapevano che Francesco di Farfalle in Cammino – Lunigiana – Tuscany in tempo zero ci aveva aiutato a trovare un luogo dove riposare a Pontremoli
Continua qui.