640 km in bicicletta partendo da Trento, attraversando le regioni austriache del Tirolo Orientale e della Carinzia, per raggiungere Trieste, città mitteleuropea ai confini col mondo slavo e germanico. Un affascinante itinerario che si sviluppa per l’85% su pista ciclabile, perciò percorribile in totale sicurezza, immersi nei paesaggi più belli delle Alpi Orientali e con un gran finale sul mar Adriatico: è la Rotta a Nord-Est, mappata da Simone Frignani in una nuova guida!
Simone, perché un appassionato di cammini come te vuole portarci in bici? A che tipo di pubblico si rivolge questa guida?
Credo che le due cose non siano affatto in antitesi, al contrario! Personalmente, vado sia a piedi che in bici,
traendo grande soddisfazione in entrambe le modalità. Dunque, questa guida si rivolge a tutti: sia a coloro
che già praticano il ciclismo, sia a coloro che vogliano provare l’esperienza di un viaggio in bici, sapendo di
poter disporre di un mezzo silenzioso e non inquinante che arriva dovunque. La recente diffusione delle
biciclette a pedalata assistita, del resto, permette di avvicinare alle due ruote anche persone che, per motivi
personali o limitazioni fisiche, fino ad oggi hanno preferito andare solo a piedi.
In che modo si può “personalizzare” il percorso e adattarlo ai propri ritmi e al tempo a disposizione?
Se si dispone di abbastanza tempo, il mio consiglio è di percorrere tutta la Rotta a Nord-Est da Trento a
Trieste: nella mia guida propongo una suddivisione dell’intero itinerario in 10 tappe giornaliere, pensata per
un ciclista non agonista che utilizza una normale bici “muscolare” (cioè una tradizionale bicicletta a pedalata
non assistita). Tale scansione è puramente indicativa, appoggiandosi alle ospitalità intermedie riportate in
guida, è sempre possibile personalizzare le tappe a proprio piacimento: accorciandole se si è alle prime armi,
o allungandole, nel caso si sia ciclisti provetti o se si utilizza una e-bike. Qualora si abbia poco tempo a
disposizione, non è il caso di rinunciare a questa bella esperienza: tutta la Rotta è ottimamente servita da
treni che prevedono il trasporto di biciclette, perciò è sempre possibile percorrere anche solo alcune tappe.
Nella guida sono contenute alcune proposte per chi ha 2-3 o 5 giorni, e anche per chi voglia partire con la
famiglia, trattandosi di un percorso abbastanza facile e molto sicuro.
Tre ospitalità, esperienze o piatti tipici da provare durante la “rotta”
L’ospitalità lungo tutta la Rotta a Nord-Est prevede per lo più strutture a gestione familiare, con ampia
diffusione di alloggi “bike-friendly” che hanno un’attenzione particolare per il cicloviaggiatore: dalla rimessa
per la bici, alla disponibilità di attrezzatura per la manutenzione, e la possibilità di fornire una colazione
adeguata al ciclista. A proposito di enogastronomia, la Rotta è ricca di prodotti e piatti tipici. Per gli amanti
dei formaggi, la Val Pusteria è un vero scrigno di tesori, come il formaggio di malga Pustertaler Bergkase, di
pasta morbida e dall’aroma intenso; non da meno sono le eccellenze vitivinicole dell’Abbazia di Novacella,
che produce grandi bianchi come il Sylvaner, il Müller Thurgau e il Gewürztraminer. Ottima la cucina della
Carinzia, basata su ingredienti locali e antiche ricette: un po’ dovunque si possono gustare i Kärntner
Käsnudel, deliziosi tortelloni con ripieno di ricotta e patate, con un’aggiunta di menta e cerfoglio.
In questo grande viaggio lungo la Rotta – tra Trentino, Alto Adige, la regione austriaca della Carinzia, Udine e Trieste, con paesaggi, tradizioni e lingue diverse da scoprire al ritmo delle pedalate – qual è stato per te il momento o l’incontro più emozionante?
I paesaggi attraversati sulla Rotta sono molto vari, e vanno dai tipici paesini tirolesi, ai lidi assolati
dell’Adriatico: perciò non mancheranno i motivi d’interesse, fatti sia di luoghi da vedere che di un patrimonio
di cultura e tradizioni che affascinano. Sempre splendidi gli incontri, resi frequenti dal fatto che la Rotta a
Nord-Est si sviluppa su ciclovie rinomate a livello europeo. Tra i personaggi che ricordo con più piacere, c’è
un cicloviaggiatore tedesco di cui non conosco il nome, incontrato a Salorno nell’estate 2020, mentre io
procedevo verso nord e lui in direzione contraria. Mi colpì per il carretto posteriore che portava agganciato
alla bici, che usava come bagagliaio. Si era fermato a scattare delle foto, e io ne approfittai per scambiare
due chiacchiere con lui. Anche se non parlo il tedesco, capii che era partito dalla Baviera per andare a
Venezia; e mentre raccontava dei luoghi attraversati, potei percepire dai suoi occhi l’entusiasmo di uno che
ha fatto del cicloviaggio un’abitudine indispensabile. Mi trasmise una grande voglia di partire alla scoperta
dell’Europa, o del mondo, in bicicletta. Perché anche questo fa parte dell’alchimia del cicloviaggio: sentirsi
parte di un popolo di insaziabili aspiranti alla libertà delle due ruote.
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