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La signora degli Appalachi: il racconto di Ilaria Canali

Abbiamo chiesto a Ilaria Canali, ideatrice della Rete Nazionale Donne in Cammino, che ha curato la sezione dedicata a tutte le informazioni sull’Appalachian Trail nel libro La signora degli Appalachi, di raccontarci la storia di Emma Gatewood dal suo punto di vista. A Ilaria abbiamo chiesto cosa rende speciale questa straordinaria avventura. Buona lettura!

GrandMa Gatewood è per noi un’icona, una leggenda, la prima “Ragazza in Gamba” che ha percorso interamente e da sola il Sentiero degli Appalachi senza cercare fama né gloria, e ciò nonostante, diventando il simbolo del cammino stesso.
Di Ilaria Canali – Rete Nazionale Donne in Cammino

Sono passati 100 anni da quando il Sentiero degli Appalachi è stato proposto per la prima volta. Era il 1921 quando Benton MacKaye, che aveva studiato scienze forestali ad Harvard ed era un pioniere nell’attivismo per la difesa della natura, aveva scritto un articolo in cui illustrava il progetto ambizioso di un itinerario escursionistico lungo tutta la lunghezza della catena montuosa degli Appalachi. Un’idea visionaria che ha portato alla creazione di quello che a lungo ha detenuto il primato di percorso escursionistico più lungo del mondo: 3.500 km di lunghezza lungo la costa orientale degli Stati Uniti dalla Georgia al Maine.

Nell’anniversario di questo progetto, l’editore Terre di Mezzo ha avuto a mio avviso la brillante idea di portare anche ai lettori italiani la storia appassionante della donna che per prima percorse il Sentiero degli Appalachi nel 1955, così come raccontato nella biografia di Ben Montgomery: “Grandma Gatewood’s Walk”. Il libro edito da Terre di Mezzo si intitola “La Signora degli Appalachi. GrandMa Gatewood, in solitaria lungo il sentiero più famoso d’America” e io sono stata invitata a scrivere una breve guida escursionistica del percorso come invito al cammino. Sia sul Sentiero degli Appalachi che sulla figura di Emma Gatewood non esiste quasi nulla in lingua italiana e ciò che ho provato, leggendo la sua storia e studiando il sentiero, è stata la sensazione precisa di varcare una soglia, una frontiera, ed essere chiamata a creare un ponte ideale tra il mondo escursionistico italiano e quello americano. Il merito di questa operazione editoriale infatti si gioca su più piani: da una parte abbiamo la storia avvincente e avventurosa di una donna in cammino, Emma Gatewood, dall’altra la scoperta di un percorso escursionistico e infine lo studio di un modo di gestire un progetto che ha molto da insegnare come buone pratiche.

La storia di Grandma Gatewood mi era già nota, così come a molte delle Ragazze in Gamba del gruppo che gestisco e a moltissime appassionate non solo di cammini, ma di storie di donne in generale. Tuttavia le informazioni che avevo letto erano limitate alla enfatizzazione degli accenti di eccezionalità della sua storia, tralasciando la parte umana, il suo carattere, il suo modo di prendere le cose.

La storia di Emma Gatewood si può riassumere così: all’età di 67 anni è stata la prima donna a percorrere interamente e da sola il Sentiero degli Appalachi, senza alcuna preparazione ed equipaggiamento tecnico sportivo anche solo lontanamente equiparabile a ciò che oggi siamo abituati a considerare indispensabile. È stata una pioniera in ben tre categorie escursionistiche: anziani, donne e ultraleggeri. La sua determinazione, il suo coraggio e la sua formidabile capacità di adattamento ad ogni intemperia, sono stati di ispirazione per migliaia di persone che si sono appassionate alla sua vicenda ed è a lei, a una donna, che si deve la rinascita della fama del Sentiero degli Appalachi.

Cosa troviamo oltre a questo nel romanzo di Ben Montgomery? Altre cose, anche più eccezionali di questi record. Leggeremo per esempio che quando Emma partì dal monte Oglethorpe il 2 maggio del 1955 nessuno sapeva cosa stesse per fare se non il tassista che la aveva portata fino a lì e suo cugino. Avrebbe poi informato i suoi familiari con una semplice cartolina. Questo per inquadrare il suo carattere, la sua indipendenza, il suo animo assolutamente libero. D’altro canto, se lei li avesse informati prima, le avrebbero certamente chiesto: perché? E poi, come seconda domanda: come?

Il perché abbia fatto quello che ha fatto e il come sia riuscita a compiere ciò che ha compiuto sono le domande di base del romanzo, una storia che lungi dal limitarsi al racconto dei passi di Emma, è la ricerca della soluzione di un rebus impossibile perché lei stessa, Emma, non ha mai dato esplicitamente una risposta se non dicendo: “Because it was there. Seemed like a good lark”. “Perché era lì, sembrava una cosa divertente.” E così ci ritroviamo a dialogare con lei, a distanza, cercando una chiave di lettura più profonda, più complessa, più recondita. Ma sbagliamo. Perché il messaggio davvero rivoluzionario di ciò che Emma ha compiuto, al di là del suo primato come donna ed esploratrice, è proprio nella libertà della sua scelta, nella leggerezza di una decisione così pura da sembrare il gesto di un artista, nel suo sguardo tenero, ingenuo e incantato di fronte alle meraviglie della natura, nella sua determinazione così incrollabile da apparire folle e incomprensibile a chi è abituato a ragionare in termini di causa ed effetto. Il tratto a me più caro della figura di Emma Gatewood così come raccontata da Ben Gontgomery è il suo sguardo leggero, il miracolo che l’ha portata a destreggiarsi in mille difficoltà intraprendendo una impresa difficile e rischiosa in cui c’erano “million heavenly things to see and a million spectacular ways to die”. Lei sopravvisse ad ogni pericolo in un modo che ancora oggi ci fa chiedere: ma come ha fatto? Ognuno si darà la propria risposta o delle ipotesi di risposta. Io voglio pensare che una donna che era sopravvissuta ad un marito violento per molti anni ed allevato ben 11 figli e 23 nipoti, avesse delle risorse interiori straordinarie. In fondo, a paragone di tutto questo, un cammino di 3.500 chilometri doveva davvero apparirle semplicemente uno spasso, una cosa divertente da fare. Tant’è che poi lo ha ripetuto altre due volte.

La storia di Emma Gatewood è una rivelazione bellissima sin dalle primissime pagine ed è un invito fortissimo a credere che nulla sia mai davvero impossibile, non importa che età si abbia, che preparazione fisica, che problemi e dolori si conservano segretamente nel cuore. Grandma Gatewood è una Ragazza in Gamba che cammina con noi, non solo nello spazio ristretto delle pagine di un libro o nei tanti articoli che hanno parlato di lei rendendola famosa a livello nazionale e internazionale e per questo la seguiremo e la raggiungeremo proprio nel suo sentiero, sui suoi passi, organizzando la prima spedizione di Ragazze in Gamba sul Sentiero degli Appalachi nel corso dell’estate 2022.

PRESENTAZIONE DEL LBRO

Siamo felici di invitarvi alla DIRETTA INSTAGRAM sulla pagina Percorsi di Terre e sulla community Ragazze in gamba: giovedì 16 dicembre, ore 18, con Ilaria Canali e Corinne Barbieri di Terre di mezzo.

Articolo a cura di Ilaria Canali.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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