Storie tra letteratura e reportage, raccontate con la passione di un romanzo, ma vere fino all’ultima parola. E’ la collana “Sconfinamenti” di Terre.
A Fa’ la cosa giusta! 2014, presentazione del libro di recente uscita:
“Ti chiamo per nome”, di Elena Parasiliti, pp.160, euro 12 (shop online, qui). Anche in ebook. Appuntamento domenica 30 marzo
ore 17:30->19:30 | SPAZIO TERRE DI MEZZOTi chiamo per nome. Storie di riconciliazioni possibili
Uccidono tuo padre, tu che fai: perdoni? E se qualcuno, a cuor leggero, diffonde una calunnia che ti rovina la vita? È possibile perdonare chi ci ha ferito? Ne discutono Gherardo Colombo, ex magistrato e presidente Garzanti Libri, p. Giuseppe Trotta di Aggiornamenti sociali, e l’autrice del libro, Elena Parasiliti. A introdurre l’incontro, un breve laboratorio a cura dell’Associazione Snodi: “Conflitto: lo odi, lo ami, lo medi”.
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“Sapere che il tuo corpo è segnato da una cicatrice non significa che tu voglia guardarla. Soprattutto in presenza di altri“. Con questa frase Elena Parasiliti, giornalista di Terre di mezzo, spiega quanto sia stato delicato e difficile il suo lavoro per riuscire a scrivere “Ti chiamo per nome. Storie di riconciliazioni possibili” (Terre di mezzo editore). Ha raccolto infatti le parole di chi vittima di un reato o di un grave torto sta cercando di perdonare oppure da carnefice sta cercando di perdonarsi e di riparare, quando e come è possibile, al male compiuto.
E così nel libro è possibile conoscere Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio ucciso dalle Br, e Paola Reggiani, sorella di Giovanna vittima di un romeno che le ha tolto la vita. E poi Carolina, mamma di Lorenzo, morto a 18 anni con un taglio allo gola infertogli da un altro adolescente; e Camilla che è riuscita a riconciliarsi con la mamma despota e violenta. C’è anche la storia di Silvia e Giulia, coinvolte in un brutto litigio di condominio e Antonio, ex “mostro” che ha deciso di cambiare.
Sono storie di donne e uomini che hanno provato a distogliere l’attenzione dal torto, commesso o subito, e si sono concentrate sul volto e il nome dell’altro. “Il nostro nome, quello che nostro padre e nostra madre hanno scelto ancora prima di prenderci in braccio, è ciò che ci accompagna, ci identifica e ci distingue dagli altri. Ci rende unici – scrive Elena Parasiliti -. E chi lo pronuncia, nel momento stesso in cui lo fa, riconosce in noi un valore: la nostra dignità. Il nostro essere uomini e pertanto fragili e limitati. Lo sguardo di chi odia, invece, non vede mail il volto dell’altro“. Nel libro ci sono anche le schede informative sulle associazioni che promuovono in Italia percorsi di giustizia riparativa e mediazione.
Il libro raccoglie le storie di uomini e donne che a queste domande, in modi diversi, saputo rispondere “sì”. Ma anche le parole di chi, da dietro le sbarre, ha deciso di rimboccarsi maniche per riconciliarsi col mondo “esterno”.
Come? Distogliendo l’attenzione dal torto, commesso o subìto, e concentrandosi sull’altra persona, sul suo volto e il suo nome. Per qualcuno è un gesto istintivo, per molti è un percorso lungo anni, per tutti è una liberazione: significa smettere di “vivere in funzione di quello che è successo” e ricominciare a guardare il futuro.
Con schede informative sulle associazioni che promuovono percorsi di giustizia riparativa e mediazione.
Elena Parasiliti, giornalista professionista, è stata a lungo direttore di Terre di mezzo – magazine. Collabora con l’agenzia di stampa Redattore sociale e il mensile Touring.