Scuola. Una parola che evoca in ognuno di noi molti ricordi, alcuni vividi, altri magari sfocati… Per qualcuno, scuola è “pennino e calamaio”; per qualcun altro, una lavagna luminosa. La scuola è quella con la “signora maestra”, per altri invece quella con il prof. C’è chi a scuola studiava economia domestica, e chi ora si dedica al coding. La scuola cambia, e mi piace pensare che cresca proprio come i suoi alunni.
Ma che cos’è la scuola per i bambini di tre, quattro e cinque anni che sono all’inizio di questo cammino educativo?
“Per me la scuola è la nostra classe, quella delle Girandole. Ma anche il giardino: stiamo sempre tanto anche fuori”
[B. 5 anni]
“La scuola è anche un po’ noi, tutti noi amici e anche un po’ te, Ale. Io ho incontrato i miei amici B. e A.” [G. 5 anni]
“A scuola scopriamo anche tante cose. L’anno scorso che abbiamo allevato le farfalle poi abbiamo capito che i bruchi si trasformano in farfalle, prima però diventano crisalide poi quando escono dal bozzolo possono andare dove vogliono con le loro ali” [E. e G. 5 anni]
“L’anno scorso abbiamo fatto un sacco di progetti, vi ricordate che abbiamo costruito molte città con tutti i materiali?” [A. 5 anni]
“Poi possiamo anche leggere tanti libri, giocare e accompagnare i piccoli a fare la nanna. Piangono un po’ ma io gli dico che poi quando si svegliano arriva la mamma” [L. 5 anni]
“A scuola sono felice perché vedo e gioco con i miei amici, però sono anche un po’ triste perché mi manca la mamma”. [B. 3 anni]
Che cos’è la scuola, per i bimbi della materna? Dopo aver letto insieme l’albo illustrato Che cos’è la scuola?, tra le parole e i pensieri dei bambini della sezione in cui per anni ho insegnato, sono emersi ricordi carichi di emozioni, di relazioni e di esperienze che per loro hanno segnato questi primi passi nel mondo della scuola. Passi piccoli, sì, ma accompagnati da profonde amicizie, nuove scoperte e grandi idee, che gradualmente proseguiranno fuori da queste quattro mura.
Un mosaico ricco e complesso, quello della scuola, che Luca Tortolini è riuscito a raccontare in poco più di una trentina di pagine, descrivendo gli aspetti più concreti, come gli “abitanti” che quotidianamente la vivono, quei bambini e quelle bambine che “Sono di tanti tipi e di tante forme. Con i propri gusti e i propri interessi.”
Ma anche le maestre e i maestri che “sono di tutti i tipi e le qualità: c’è chi urla e chi ha una pazienza infinita, chi sorride sempre e chi così così”.
Poi ci sono gli spazi fisici, le mura che ogni giorno questi abitanti accolgono:
“La scuola è un edificio con le pareti dove si appendono i cartelloni, con i banchi dove si appoggiano i gomiti, e le sedie dove si appoggiano i sederi”.
Esiste anche una parte della scuola quasi invisibile, impercettibile, in grado però di riempiere le classi molto di più dei banchi, delle sedie o dei quaderni. Una componente essenziale e vitale, un vero e proprio motore di crescita e cambiamento, personale e collettivo, che Luca Tortolini e Marco Somà sono riusciti a rendere, in questo libro, magnificamente. Ovvero, la possibilità di costruire il proprio futuro e un mondo differente, migliore, perché
“con le idee e le parole” di cui la scuola è piena “puoi immaginare un mondo nuovo” .
Tra le pagine di questo albo si legge di una scuola variegata, che vive le differenze come risorse, in cui gli insegnanti suscitano meraviglia e cercano di far germogliare il seme che ciascun alunno custodisce dentro di sé. Una scuola in cui
si insegna anche a sbagliare: perché più si sbaglia più si impara
La scuola che tutti gli insegnanti sognano e cercano ogni giorno di costruire insieme ai propri alunni, per far crescere “un luogo in cui tutto si mescola e s’intreccia, per costruire il saper essere e il saper vivere”.
Ancora un anno e poi anche mia figlia, Caterina, farà il suo ingresso alla scuola dell’infanzia. Conservo questo albo sul suo scaffale perché possa ritrovarlo come un messaggio beneaugurante – il più bello, forse che si possa ricevere: quello di incontrare, nel suo cammino, compagni con cui poter “scambiare idee, merende e qualche abbraccio”, e insegnanti che aiutino a coltivare i talenti, per poter fare ciò che si sogna e essere ciò che più si desidera.
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