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Leggere con i bambini. “Alfonsina corre”

libri al parco alfonsina corre

Alfonsina corre è un libro che va lento. A discapito della sua protagonista, prima donna italiana a partecipare al Giro d’Italia, l’albo dell’autore portoghese Joan Negrescolor è una di quelle opere che ti entrano dentro con una delicatezza quasi impercettibile.
E così è successo a noi. A me, Leone, 6 anni, e Nina, 4. La prima lettura è stata rapida, i testi sono brevissimi e le immagini molto stilizzate. La storia è quella di una bambina di nome Alfonsina che, a 10 anni, fa un incontro speciale. Quello con una bicicletta “da grande” che le ha regalato suo papà.

Un incontro che è come un colpo di fulmine. Perché Alfonsina, da quella bici, non scende più. Se le dicono che è un maschiaccio, lei non fa altro che prendere in prestito gli scarponi del nonno, il cappello del postino e i pantaloni dello zio per sfrecciare nel paese travestita da ragazzo. Velocità, avventura. Libertà: Alfonsina prima semina scompiglio in piazza e nelle strade conosciute poi, piano piano, va verso le montagne, verso le pianure e le colline. Cade e si rialza. Ma continua a pedalare. Non si arrende. Alfonsina è una donna che resiste.


La storia mi ricorda quella di un amico il cui figlio, più o meno della stessa età di Alfonsina, ha passato i mesi estivi in montagna girovagando da solo nei paesini vicino a casa. “Aveva 5 chilometri di raggio di azione. Tornava alla sera e mi raccontava le sue avventure, di aver giocato a calcio in un posto e di essersi fermato su un prato nell’altro”, mi dice suo papà.
Ed è così che questo libro è un racconto di passione ciclistica, ma soprattutto di autonomie. Da acquisire spingendosi ogni giorno più in là, ogni giorno più lontano da casa. Imparando a cadere e a rialzarsi. A gioire delle vittorie e a imparare dalle sconfitte. Proprio come Alfonsina.
Ah già, Alfonsina! Anche per me lei è stata un incontro inaspettato. Le ultime due pagine del libro raccontano la sua storia. Lei che, nata nel 1891, partecipa al Giro d’Italia del 1924. Unica (e prima) donna in mezzo a un gruppo di uomini conquista il pubblico grazie alla sua grinta e alla sua tenacia. Perfino il re, Vittorio Emanuele III, le invia un mazzo di rose. Nella tappa L’Aquila-Perugia le si rompe il volante e lei lo sostituisce con un manico di scopa. Taglia il traguardo quasi sempre per ultima. Ma non fa niente, lei non molla. E il primo giugno, con 3.612 chilometri nelle gambe, arriva a Milano. È tra i 30 corridori su 90 che ce l’hanno fatta.

Una storia magnifica, quella di Alfonsina. Che ti cambia il modo di vedere le cose. E così spero che abbia fatto anche nei miei figli.
La conferma l’ho avuta a settimane di distanza da quando abbiamo letto questo libro. In gita dalle parti della Madonna del Ghisallo, provincia di Lecco, abbiamo fatto tappa in quel piccolissimo santuario dedicato ai ciclisti. Scorrendo i nomi delle biciclette storiche appese in alto nella chiesetta, leggo: “Alfonsina Strada, la Donna al Giro d’Italia 1924”.
Leone e Nina si scambiano uno sguardo d’intesa prima di esclamare in coro:

è la bici di Alfonsina!

E a me si stampa un sorriso sulle labbra.

Mamma di Leone (6 anni) e Nina (4), giornalista ed ex lettrice in solitaria. Da qualche anno condivido il piacere dei libri con i miei figli. Io ci metto la voce, loro il senso delle cose.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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