Beatrice Zinker è una ragazzina piena di idee che rotolano nella testa e fanno rumore per uscire. Ha una sorella più grande, Kate, uguale alla mamma, e un fratello più piccolo, Henry, identico al papà. Lei sta nel
mezzo e non somiglia a nessuno: né a casa né a scuola.
Beatrice non ama le regole e le convenzioni. Ama vestirsi come le pare e fare solo quello che le piace. Più di tutto le piace pensare con la sua testa…a testa in giù! La posizione che trova più comoda per pensare è appesa a un ramo di un albero. La sua parola preferita è “magari”, e pure “forse” e “chissà”.
Per tutte queste ragioni è spesso presa di mira da chi la vorrebbe diversa, cioè uguale a tutti gli altri. Viene guardata di sbieco e con sospetto, inseguita con fatica da chi la vorrebbe “aggiustare” o “raddrizzare”.
Beatrice però sfugge a ogni inseguimento e a ogni tentativo di definirla o trasformarla, va dritta, ma a volte anche a zig zag, per la sua strada, inseguendo i suoi pensieri, i suoi desideri, il suo punto di vista, i suoi forse e i suoi però.
Dopo due anni di scuola trascorsi così, un bel giorno qualcosa inizia a cambiare, e a fine anno la maestra Walker le consegna persino il premio come migliore “pensatrice sottosopra”, perché ci sono “infiniti modi per essere se stessi”, e Beatrice, con pazienza e determinazione, è riuscita a farlo capire a qualcuno anche dentro quella scuola.
Il percorso per diventare se stessi però è spesso ricco di ostacoli, e anche Beatrice incontrerà molte difficoltà e persone determinate a bloccarla nella sua ricerca di libertà e di autonomia, come la maestra Tamarack, implacabile con il suo fischietto sempre pronto a urlare nei corridoi della scuola. Eppure, non sarà certo un fischietto o qualche sguardo di disapprovazione a fermare Beatrice, lei continuerà a credere
nelle sue idee e nei suoi desideri, e lo farà con entusiasmo e coraggio, mossa soprattutto dalla voglia di essere se stessa, semplicemente, con un sorriso.
Trovare la propria strada, riconoscere i propri gusti, i propri desideri, i propri sogni, e difenderli anche quando non coincidono con quelli dei genitori o degli amici migliori, è qualcosa di molto complicato, a ogni età: c’è in gioco la paura di essere rifiutati, di restare soli, c’è la fatica di sopportare un’opinione diversa e insieme difendere quello in cui si crede. E’ un percorso di crescita e costruzione della propria identità fondamentale, che può schiacciare sotto il peso della paura e dell’insicurezza spingendoci a assomigliare il più possibile a qualcun altro o a quello che altri si aspettano, aderire a desideri e obiettivi che non sono personali, e che prima o poi faranno sentire tutta la fatica che portano con sé. Ma può essere
anche un percorso ricco di occasioni e possibilità, la possibilità di scegliere ogni volta, quello in cui si crede, imparando a ascoltarsi, trovando il coraggio e la fiducia di mostrarsi per come si è, senza paura di essere fuori dal coro, senza timore di essere lasciati soli, grazie al supporto di persone di riferimento che sappiano riconoscere e valorizzare l’unicità nascosta in ogni bambino.
Beatrice Sottosopra è soprattutto una ragazzina libera che prende per mano ogni bambino e lo porta sul ramo del suo albero preferito per un po’, mostrandogli una prospettiva diversa per osservare il mondo, e offrendogli la forza e il coraggio di iniziare a diventare se stesso, con convinzione contro ogni convenzione.
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