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Un battito d’ali ci salverà

Un lieve battito d’ali contro il rombo dei jet. Fino a pochi mesi fa, nella brughiera a ridosso di Malpensa nessuno aveva notato la Coenonympha oedippusuna farfallina arancione con bellissimi cerchi concentrici bianchi e neri. Oggi, ha addirittura un profilo Facebook. Da quando l’hanno scoperta, infatti, i membri del comitato “Viva via Gaggio” hanno una speranza in più per salvaguardare il territorio in cui vivono: un lembo di terra a Sud dello scalo milanese, nel cuore del Parco del Ticino, minacciato dalla costruzione della terza pista dell’aeroporto, che cancellerebbe 330 ettari di un ecosistema prezioso e delicato, corridoio naturale per migliaia di volatili nel periodo migratorio e habitat di 5mila tipi di piante, funghi e animali.

Negli ultimi tre anni, il coordinamento che prende il nome dall’antica strada campestre che collega la frazione di Tornavento al comune di Lonate Pozzolo, è riuscito a coinvolgere centinaia di persone tra abitanti della zona, ecologisti o semplici amanti della natura, ed ha contribuito ad ottenere il temporaneo rinvio del progetto di ampliamento dello scalo. “Nel 2010, quando siamo partiti, eravamo quattro gatti, la gente pensava fossimo il solito gruppuscolo di fanatici ambientalisti -dice Walter Girardi, uno dei fondatori del comitato ed ex assessore ai lavori pubblici di Lonate Pozzolo-. Ricordo una camminata nella brughiera nel mese di giugno: fu un’occasione speciale per informare sui rischi che il piano di ampliamento, appena depositato, avrebbe fatto correre a tutti i comuni situati nei pressi dell’aeroporto. C’erano 500 persone a camminare con noi“.

Oggi il gruppo conta una quindicina di membri attivi: sono studenti, formatori, storici e ingegneri, che si battono anche per la salvaguardia di specie come la Coenonymphaun esemplare così raro da essere inserito nella rete ecologica europea Natura 2000, che elenca flora e fauna da proteggere. “Prima d’ora non era mai stata trovata da queste parti” dice Giuseppe Bogliani, professore di Scienze e tecnologie per la natura all’università di Pavia. “Per avvistarla e fotografarla bisogna andare di mattino presto” suggerisce Enrico Mermet, appassionato di farfalle fin da piccolo. E proprio la minuscola oedippus potrebbe bloccare l’arrivo di nuovi, ingombranti, uccelli d’acciaio diretti a Malpensa con il loro carico di rumore e inquinamento: la sua presenza, infatti, potrebbe essere decisiva perché la brughiera del Gaggio acquisisca la qualifica di Sic, sito di interesse comunitario, che la renderebbe immune a qualsiasi intervento pericoloso per l’equilibrio ambientale.

Sempre che il Governo non ceda agli interessi economici della Sea, la società proprietaria di Malpensa -di cui il Comune di Milano è il maggiore azionista con il 54 per cento delle azioni- e a quelli degli imprenditori interessati a investire nel piano di ampliamento dell’aeroporto. Un’opera mastodontica, che oltre alla terza pista prevede la costruzione di un’area cargo di 40mila metri quadrati proprio sul territorio demaniale occupato dalla brughiera: un investimento di almeno 300 milioni di euro, occasione ghiotta per investitori e speculatori.

Il progetto è descritto in un documento redatto da Sea, il masterplan, che negli ultimi anni è stato oggetto di mille polemiche. Già due anni fa, gli attivisti di Viva via Gaggio si erano mobilitati per bloccarlo, stilando una serie di osservazioni tecniche insieme all’Ente parco, al Cuv -il consorzio degli otto comuni limitrofi all’aeroporto- e a una rete di associazioni (WwfFaiLipuLegambienteItalia nostra). Gli emendamenti sono stati presentati in una serie di presidi pubblici durante i quali il comitato ha raccolto quasi 5mila firme di cittadini, poi portate a Roma e Parigi per informare il Governo italiano e l’Unesco dei rischi che il Parco del Ticino, una delle otto Riserve della biosfera del nostro Paese, stava correndo a causa della costruzione della terza pista. Un pressing che ha ottenuto l’apprezzamento dell’agenzia delle Nazioni unite e che ha convinto molti abitanti, fino ad allora indifferenti, a sostenere i “Gaggionauti” nelle loro attività di sensibilizzazione, tutte autofinanziate, rilanciate da blog.

Tra le più fantasiose, il “Campogaggio“, un weekend estivo di campeggio e informazione diventato un appuntamento fisso per decine di persone, e il tormentone canoro Io abito in via Gaggio: una sorta di inno “open source” che ognuno può modificare a piacimento e pubblicare sul sito. “È più semplice parlare alla gente con strumenti non convenzionali -dice Corinna Sperotto, una dei volontari-: incontri e conferenze non funzionano in casi come questi, dove la questione è piuttosto complessa e le informazioni tendono a disperdersi”.

Con tutto questo fermento, la stessa via Gaggio è rifiorita. Ambrogio Milani, ragazzino durante la seconda guerra mondiale, ha recuperato, ricostruito e posizionato, lungo i tre chilometri della via, reperti di guerra e antichi attrezzi contadini del territorio, creando un percorso all’aria aperta per il quale è stato chiesto il riconoscimento di Ecomuseo. Persino l’ex dogana austroungarica, sede del Parco del Ticino e punto di ritrovo del Comitato, ha trovato una nuova vocazione: oggi ospita un’area pic-nic, una sala esposizioni e un negozio gestiti da una cooperativa, dove acquistare i prodotti delle aziende del Consorzio Parco del Ticino, il cui basso impatto ambientale è riconosciuto da un marchio di garanzia.

Una piccola oasi di natura e socialità, che per altri tre anni dovrebbe conservarsi così: a inizio 2012, grazie alla mediazione del consigliere comunale Mattia Calise (Movimento 5 stelle), il Comitato ha ottenuto un’audizione a Palazzo Marino. Il risultato è stata l’istituzione di un Osservatorio permanente -composto dai sindaci del territorio, dal Parco del Ticino, dal Comune di Milano e da Regione Lombardia- e il rinvio della discussione sulla terza pista a dopo l’Expo 2015, motivato anche dall’effettiva diminuzione del traffico aeroportuale. Nel frattempo, però, non si può stare troppo tranquilli: “Bisognerebbe che il ministero dell’Ambiente esprimesse un parere negativo sul masterplan -conclude Girardi- e che anche alla brughiera del Gaggio venisse riconosciuta la qualifica di Sic come è stato fatto per quella del Dosso (220 ettari, a Nord di Malpensa, ndr)”. Chissà che alla timida Coenonympha non riesca questo piccolo miracolo.

Testo: Carolina Crespi

– Guardate il video “Terra”, realizzato dal comitato, sul nostro canale youtube.
– Per seguire le iniziative del comitato su Facebook, tenete d’occhio la pagina “Viva via Gaggio” e quella dedicata alla Coenonympha Oedippus.

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