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Riportatelo in Italia

La Questura di Milano lo ha rispedito in Marocco, nonostante avesse il diritto di restare in Italia. Per questo il giudice ha ordinato che S.B., richiedente asilo sahrawi con gravi problemi psichici, sia riportato a Milano. Una sentenza mai vista in Italia, dove di solito a questo tipo di “errori” non si cerca mai di riparare. S.B., 42 anni, era stato rinchiuso nel Cie di via Corelli, da dove poi lo hanno espulso il 6 luglio di quest’anno, nonostante una sentenza del Tribunale gli consentisse di rimanere nel nostro Paese in attesa che la sua situazione venisse chiarita. La sentenza, però, è arrivata solo l’11 luglio, cinque giorni dopo la decisione della Questura di rimpatriare il marocchino. Grazie all’Unhcr e dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi), il 22 novembre la prima sezione civile di Milano ha giudicato illegittima l’espulsione e ha ordinato alla questura di adottare “ogni provvedimento idoneo” per farlo ritornare. “La Questura finora si era rifiutata di rilasciare il nulla osta al suo rimpatrio nonostante l’errore commesso – afferma Livio Neri, firma della rubrica “Il rovescio del diritto” su Terre di mezzo e avvocato di Asgi-. Ora il giudice glielo ordina. L’ambasciata italiana in Marocco a sua volta rilascerà un visto di reingresso”.

S.B era in Italia da 20 anni e viveva a Bologna. Nel 2009 aveva ottenuto la protezione sussidiaria (valida per tre anni), anche sulla base della documentazione medica e delle sue origini. Il popolo Sahrawi infatti è perseguitato in Marocco, dove non viene riconosciuto come minoranza. E la maggior parte della popolazione vive nei campi profughi nel deserto algerino.

La protezione gli è stata poi revocata nel luglio del 2011 dalla commissione nazionale per il diritto d’asilo. Gli era stata confermata invece la protezione umanitaria (valida un anno), per motivi di salute. Ma nel gennaio di quest’anno, su richiesta della questura, “per la pericolosità del soggetto” gli era stata revocata: S.B è stato accusato di furto, aggressione e danneggiamento. Tutto ciò, sottolinea l’avvocato Neri, “nonostante il parere negativo del ministero degli Esteri”. La storia non finisce qui. S.B presenta personalmente ricorso dal carcere di Bologna, dove si trovava in quel momento. Ricorso che viene dichiarato inammissibile perché manca il difensore. Fino al 21 maggio, quando, dal Cie di via Corelli, presenta una nuova richiesta d’asilo, questa volta alla commissione territoriale di Milano. Domanda che viene nuovamente respinta. A questo punto l’avvocato prepara il ricorso contro la decisione di inammissibilità e lo vince. Peccato che qualche giorno prima altri avessero già deciso il futuro di S.B., organizzando il rimpatrio.

Redazione: Lorenzo Bagnoli, 29.11.2012

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