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La scrittrice fantasma

Ci siamo conosciuti su Facebook grazie a un contatto in comune. So come si chiama, dov’è nata, quanti anni ha e in quale città vive, ho visto anche alcune sue foto, ma mi ha chiesto di non rivelare a nessuno queste informazioni: per il lavoro che fa sono più che sensibili. Veronica (il nome, l’avrete già capito, è di fantasia) è una ghostwriter, ovvero: scrive libri che poi firmeranno altri, per esempio personaggi dello spettacolo e della politica. Una professione difficile, e dannatamente malpagata. 

Come sei diventata ghostwriter? 
Per caso e fortuna: una carissima amica che lavorava come editor, aveva bisogno di qualcuno che le scrivesse un libro e ha scommesso su di me. Era un lavoro che non avevo mai fatto e non avevo idea di come procedere. Durante la lavorazione di quel primo romanzo, però, lei mi ha aiutato e guidato, insegnandomi i rudimenti del mestiere. Da lì, poi, la nostra collaborazione è proseguita fino ad oggi -sono passati sei anni- e lei continua a insegnarmi molto.

Diciamo che sono uno che scrive e vorrei provare a fare il ghostwriter: come entro nel giro?
Il problema, con questo mestiere, è che implica per definizione l’essere “a scomparsa”. Credo sia la professione più sommersa della galassia, proprio in virtù della sua invisibilità. Non ho idea di quanti siano, ad esempio, i ghost in Italia, ma di solito sono persone che oltre a fare “scrittura su commissione”, coprono varie mansioni editoriali (ricerche, correzione di bozze, valutazione di manoscritti, etc.). Iniziare a fare questo mestiere è problematico quanto diventare collaboratori di una casa editrice: è più facile se qualcuno ti presenta e ti inserisce; ma questo ha un senso: nessuno assegnerebbe la stesura di un intero libro a qualcuno senza avere la garanzia che sia capace di farlo.

Un ghostwriter di solito lavora in proprio, per un service o alle dipendenze di una casa editrice? 
Alcuni ghost molto famosi lavorano in proprio – e magari, nei casi più felici, possiedono addirittura un’agenzia letteraria che coordina il lavoro di diversi ghost ed è capace di fare da tramite tra gli autori e le case editrici. In Italia, tuttavia, il mestiere di agente letterario è poco diffuso (molto meno che in America, ad esempio, dove gli agenti sono un anello forte della catena editoriale e svolgono la giusta funzione di mediazione fra chi scrive e chi pubblica). Dunque nel nostro Paese è più frequente che si inizi a lavorare come redattore per una casa editrice, la quale, se è soddisfatta del tuo lavoro, poi ti assegna anche lavori di ghostwriting. Questo è il mio caso. Non ho mai lavorato a progetti autonomi, gestiti da me in prima persona. In compenso, anni fa lessi che in Francia esistono soggetti che si sono inventati il mestiere di “biografo a pagamento”, un servizio a cui può accedere chiunque, basta che paghi, e che altro non è che puro ghost writing. Confesso che lavorare così, scegliendomi i clienti, non mi dispiacerebbe affatto.

Su che tipologie di libri lavori, come, e per quanto tempo?
Di solito scrivo memoir, che sono biografie romanzate. Un progetto può richiedere anche sei mesi, dal momento del suo concepimento a quello in cui si va in stampa. O, almeno, questo è il tempo che occorrerebbe per fare un buon lavoro. Di solito la questione si risolve però in metà tempo, il che comporta per il ghost una maratona psicofisica mostruosa, perché significa scrivere anche dieci cartelle al giorno (cioè 18/20mila battute circa, ndr), che non sono poche. Quando scrivo a ritmi sostenuti, passo anche dieci ore al giorno al computer e ovviamente, dovendo restare focalizzata sulla storia di cui mi sto occupando, la mia vita si azzera. Di bello c’è che si lavora a casa, per cui uno si organizza tempi e luoghi a seconda della propria comodità (mi capita, ad esempio, di stare intere giornate a letto, perché è un posto in cui mi sento comoda).

Quanto viene pagato un ghostwriter?
In molti paesi del mondo occidentale esistono tariffari per questa professione, inquadrata e riconosciuta come specifica. Il compenso “minimo” in Canada, Usa e vari paesi d’Europa, ad esempio, varia dagli 8mila ai 19mila euro (e le ricerche vengono pagate come extra). In Germania, un bravo ghost può guadagnare anche 20mila euro a libro. In Usa, i ghost che scrivono i discorsi politici vengono ricoperti d’oro e spesso pagati addirittura a parola (4 dollari). Il ghost di Hillary Clinton, per il suo libro, da quanto ho letto ha guadagnato 500mila dollari, ma è un caso ovviamente eccezionale. In India, dove viene esternalizzato tutto il lavoro dei paesi anglofoni, un libro viene pagato dai 2.100 ai 3.500 euro, ossia con tariffe da vero terzo mondo. In Italia siamo agli stessi identici livelli dell’India: 3.000-3.500 euro lordi per libro. Il che, spalmato su quattro o sei mesi di lavoro, fa una cifra che non è distante da quella guadagnata da chi sta in un call center, eppure le competenze richieste sono un po’ più specifiche, per usare un eufemismo.

Un libro che per te è stato difficilissimo scrivere e uno che, invece, hai scritto bendata e con una mano sola…
Mi sono capitati libri in cui si raccontavano casi giudiziari molto complessi ed essendo io digiuna – come molti – di questioni legali ho dovuto studiare parecchio. Ma per tutti i libri devo impegnarmi molto, e questo è uno dei lati interessanti del mio mestiere. Mi è andata molto meglio con la chick-lit (i nuovi romanzi rosa alla “Bridget Jones”): un lavoro divertente, in cui si può usare l’umorismo e si racconta con più leggerezza rispetto a un progetto di docu-fiction.

Che effetto ti fa entrare in una libreria e vedere libri scritti da te ma firmati da altri? Hai mai vinto dei premi?
È divertente, ma è una cosa che mi riguarda fino a un certo punto. D’altronde, il volume che vedo esposto in libreria non mi appartiene più: è di chi lo ha firmato. Io congedo il testo al momento di andare in stampa, quando l’autore lo approva in modo definitivo. Da lì in avanti, la vita di quell’opera non mi riguarda: si passa alla fase della promozione e se ne occupano la casa editrice e l’autore. Non ho mai vinto premi e non ce ne sarebbe stata ragione: non si tratta di opere letterarie, ma di biografie, quindi la qualità della scrittura è poco rilevante. Il libro dev’essere semplicemente leggibile e godibile, ma la priorità ce l’ha la storia. 

Scriverai mai un libro tuo? 
Non ho mai pubblicato nulla di mio e al momento non mi interessa. Per scrivere e firmare le proprie cose è necessario avere qualcosa da dire e io non ce l’ho. Ma scrivere su commissione è un’ottima palestra e insegna la tecnica, per cui è comunque un mestiere consigliabile per chiunque voglia scrivere, perché fornisce gli strumenti per fare un buon lavoro. Maturati quelli e avendo fra le mani una buona storia, è più facile riuscire a scrivere un buon libro anche per sé. 

Domanda doverosa: che ne pensi del film L’uomo nell’ombra/The Ghost Writer di Roman Polansky?
Un brutto film e un’occasione narrativa sprecata. La figura del ghost è molto poco approfondita, e per nulla sfruttata, e questo anche perché il film vira verso il thriller e Ewan McGregor finisce per essere poco più che un investigatore. La parte interessante del mestiere (che c’entra con l’investigazione, ma è soprattutto investigazione sulla personalità della persona di cui stai scrivendo la biografia) nel film manca quasi del tutto; emerge solo in un momento, all’inizio dell’incontro tra McGregor e Brosnan, in cui effettivamente Polanski rende vagamente l’idea di come funziona questa professione: il ghost studia da vicino il suo cliente e lo spia da dentro la sua stessa casa. 

Quanti libri hai scritto finora? Ci sveli qualche titolo?
Ho scritto sei libri completi, più parti di altri, ma non rivelerei i titoli nemmeno sotto tortura.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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