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Con Luigi Romiti, dagli scarti vegetali il giardino in casa

Luigi Romiti, autore del manuale Dal piatto alla pianta. 50 idee per trasformare la casa in un giardino, ci racconta quanto sia semplice, utile e gratificante, liberare la forza vitale racchiusa in uno scarto di cucina!

Luigi, raccontaci di te

Mi sono laureato in scienze erboristiche presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, una decina d’anni fa. Ho arricchito nel tempo il mio percorso formativo specializzandomi nell’autoproduzione di ciò che può servire al nostro benessere quotidiano, senza mai perdere di vista il rispetto dell’ambiente che ci circonda. Collaboro da anni con associazioni e realtà del terzo settore, conducendo corsi formativi sulla corretta formulazione ed utilizzo di preparati erboristici, cosmetici e detergenza a ridotto impatto ambientale.

Amo il trekking e stare all’aria aperta, fra i boschi e le montagne. Per passione coltivo piante officinali, distillo olio essenziale di lavanda e conduco un piccolo orto secondo i canoni dell’agricoltura sinergica.

Dal piatto alla pianta. 50 idee per trasformare la casa in un giardino raccontaci come è nato questo libro e come lo hai realizzato

Ho conosciuto Terre di mezzo durante un incontro informativo che avevo tenuto durante il periodo dell’Expo, nel 2015. Il tema erano le erbe officinali e come preparare infusi e decotti per riscaldarsi nelle serate autunnali. Diciamo che ci siamo conosciuti in compagnia di una buona tisana e stimolati dai vapori degli oli essenziali diffusi nella sala per l’occasione!

Dal piatto alla pianta è un libro che ho scritto mettendo insieme le mie conoscenze di base in ambito botanico con quanto appreso nel corso degli anni direttamente sul campo. Mi sono chiesto come si potesse ricreare un piccolo orto anche non avendo del terreno a disposizione. E allora perché non associare a questo concetto anche quello del riciclo, in un’ottica di economia circolare “zero waste”? Ho iniziato a cercare informazioni e a fare dei tentativi. Ho riutilizzato parti di vegetali che, scartati in cucina, sarebbero inevitabilmente finiti nella frazione dell’umido. Perché non provare a ridare vita a questi scarti? In un modo diverso rispetto alla classica realizzazione di compost. Volevo provare proprio a capire come, anziché diventare compost, uno scarto alimentare vegetale potesse riprendere nuovamente vita. E così è nato il libro.

È un manuale molto semplice, alla portata di tutti, che stimola la creatività e permette di ricreare, anche in un contesto domestico, un piccolo orto a costo zero.

È davvero incredibile quanto sia così semplice liberare la forza che si racchiude in ogni forma vivente

Inoltre avere delle piante nella propria abitazione e prendersene cura è un ottimo rimedio per tenere vivo quel contatto con la terra che di questi tempi è di fondamentale importanza per il proprio benessere e per quello dell’intera collettività.

Ci daresti qualche consiglio su come dare vita agli scarti alimentari, che altrimenti finirebbero nell’umido?

Gli scarti vegetali che provengono dalla nostra cucina sono davvero numerosi. A maggior ragione se conduciamo uno stile di vita sano, mangiando quotidianamente verdura e frutta, il secchiello dell’umido si riempirà quasi giornalmente. Una nota importante relativa all’alimentazione: un regime alimentare variegato a base vegetale, se ben bilanciato, può essere funzionale per supportare il nostro sistema immunitario, aspetto assai fondamentale, ancor di più in questo periodo. Ecco, come esempio il processo per riprodurre dagli scarti due ortaggi: l’insalata e l’avocado.

Lattuga. Dallo scarto basale posto in acqua si può generare una nuova pianticella, che potrai poi interrare per ottenere, crescendo, nuove foglie commestibili. A tal fine riponi la base del tuo cespo (di almeno tre cm di spessore e possibilmente munito di qualche radichetta) in una ciotolina con dell’acqua che dovrà coprire almeno 1 cm di sezione del cespo.

Posiziona la ciotola dentro casa, ma vicino ad una finestra, e attendi circa due settimane affinché si sviluppi un buon apparato radicale. Cambia l’acqua giornalmente. Quando si saranno formate le radici e saranno spuntate le nuove foglioline, procedi con il trapianto in vaso rimuovendo le foglie più esterne e interrando le radici ad una profondità di circa 3 cm. Innaffia abbondantemente. Dopo qualche giorno, potrai spostare la pianta in un luogo soleggiato, anche all’esterno.

Mantieni costantemente umido il terriccio, soprattutto in estate. Innaffia solo durante le prime ore mattutine, o al massimo dopo il tramonto, per scongiurare le bruciature fogliari.

Avocado. Il grosso seme interno è la base di partenza per originare una nuova pianticella. Quando lo tagli longitudinalmente per poi estrarre la polpa, presta solo un po di attenzione a non recidere con la lama del coltello la scorza del seme.

Pulisci per bene il seme sotto l’acqua corrente. Poi infila 3-4 stuzzicadenti (dovranno entrare solo superficialmente) formando una sorta di croce il cui centro è rappresentato proprio dal seme e posiziona il tutto su un bicchiere colmo d’acqua, in modo tale che la base rimanga sempre immersa per circa 1cm.

Lascia il tutto in un luogo della casa caldo e luminoso ma non alla luce diretta del sole. Dovrai avere un po di pazienza affinché spuntino le radici e il germoglio, fino a un mese e mezzo, ma quando questo avverrà, penso sarai fiero della buona riuscita del tuo esperimento. Durante questo lasso di tempo, noterai che sulla parte superiore del seme compariranno delle crepe, sempre più evidenti, come se si dovesse aprire in più sezioni. Da queste, si formerà il primo germoglio.

Quando il germoglio si sarà alzato di almeno 10 cm circa e si sarà formata completamente la prima fogliolina, potrai trapiantarlo nel terriccio, rimuovendo delicatamente gli stuzzicadenti che avevi precedentemente inserito. Copri il seme solo per metà, interrando la sezione di radice che si è formata. Posiziona la tua nuova piantina in un luogo caldo e luminoso e di inverno riposizionalo sul pianerottolo di casa, visto che è una pianta che ama i climi caldi e non sopporta troppo il freddo prolungato.

Annaffia regolarmente ma non creare ristagni idrici sul fondo del vaso. Come per tutte le piante da frutto ricreate dal seme, al fine di renderle nuovamente produttive dovrai innestare la tua pianta con un rametto proveniente da una pianta già produttiva. Nel caso non lo facessi, avrai comunque una bella pianta folta con foglie di un colore verde intenso.

Per quanto l’avocado sia un frutto tropicale, attualmente si stanno diffondendo coltivazioni anche nel sud della nostra penisola, in particolare in Sicilia. Prediligi queste varietà, in un ottica di sostenibilità ambientale e consumo energetico ridotto per il suo trasporto dai luoghi di produzione fino alle nostre tavole. Per frutti provenienti da altre parti del mondo prediligi quelli coltivati in regime biologico e certificati Fairtrade, ovvero coltivazioni dove vengono rispettate anche le condizioni sociali dei lavoratori impiegati.

Ricordo che l’avocado è molto calorico, in quanto ricco di grassi. Ma rispetto ad altri frutti tropicali (come cocco e palma) ha pochi acidi grassi saturi, ed è invece ricco della frazione monoinsatura, come l’acido oleico (lo stesso contenuto in maniera considerevole nell’olio extravergine d’oliva), che insieme a fitosteroli e carotenoidi possono risultare componenti funzionali nella prevenzione delle malattie cardiovascolari (ovviamente se assunto in quantità non eccessive).

Come vivi queste giornate? Quali sono le attività a cui ti dedichi?

Abitando per buona parte del mio tempo in città, l’emergenza sanitaria in corso, non mi ha permesso di stare all’aria aperta, in mezzo ai campi o fra gli alberi, come ero solito fare. Questo forse è stato l’aspetto più impattante. Ma devo ammettere che l’aspetto positivo di tutto questo periodo è stato rallentare considerevolmente il mio ritmo lavorativo e riprendere in mano aspetti che forse, colto dalla frenesia quotidiana, soprattutto in una città come Milano, avevo lasciato da parte. Ho iniziato a leggere tutti quei libri che nel corso del tempo avevo accumulato e non ero mai riuscito a terminare. Mi sono anche dedicato alle mie auto-produzioni in ambito erboristico.

Raccontaci dei luoghi a cui sei più affezionato. Quali piante ed erbe coltivi e dove?

Ho avuto la fortuna di avere dei nonni agricoltori che mi hanno trasmesso l’amore per la terra. Avendo un piccolo appezzamento di terreno nel pressi del lago di Garda, ho convertito la coltivazione in piante officinali, seguendo i canoni dell’agricoltura sinergica. La mia passione per la chimica farmaceutica mi ha poi portato ad ingegnarmi per l’estrazione di oli essenziali ed attivi dal mondo vegetale.

Progetti per il futuro che vorresti condividere con noi?

Dopo quasi dieci anni, mi sono iscritto nuovamente all’Università, ho scelto un corso di laurea per diventare nutrizionista e coniugare l’approccio erboristico a quello alimentare. In futuro, mi piacerebbe scrivere un libro che racchiuda buona parte di quello che ho appreso sulle autoproduzioni, dall’etichettatura critica alla parte più pratica di laboratorio, spaziando dalle formulazioni culinarie, a quelle in ambito cosmetico, fino ad arrivare alla detergenza domestica a basso impatto ambientale. Quando i tempi saranno maturi spero proprio che questo progetto possa realizzarsi!


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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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