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Idee per una vacanza a piedi sul Cammino Materano

La guida al Cammino Materano, uscita in una terza edizione aggiornata, è un invito ad avvicinarsi alla storia e alla cultura di Puglia e Basilicata. Il camminatore potrà vivere un’esperienza unica a passo lento tra ulivi, praterie e canyon; splendide cattedrali romaniche e borghi medievali; chiese rupestri, vestigia greche e romane; masserie, trulli, muretti a secco e una straordinaria enogastronomia.

Come per ogni cammino, l’ideale sarebbe percorrerlo nella sua interezza dedicando almeno un giorno in più alla visita di Bari e di Matera. Esistono tuttavia delle soluzioni alternative che consentono, a coloro che hanno meno tempo o esigenze particolari, di conoscere e apprezzare la Via Peuceta con un ritmo differente. Ecco qualche suggerimento.

PER CHI HA UNA SETTIMANA: Tutto il cammino in sei giorni

Da Bari, dopo una breve passeggiata alla scoperta della città vecchia, si prende il treno per Bitetto e da qui si inizia. Giunti a Picciano si percorre la variante breve dell’ultima tappa per raggiungere prima Matera e avere il tempo necessario per la visita dei Sassi. Nel mezzo, è possibile saltare un’altra tappa intermedia sfruttando i mezzi pubblici in modo da avere un giorno in più per visitare Matera e rientrare a Bari con tutta calma.

Matera, “Gerusalemme d’Occidente”

Per le sue caratteristiche morfologiche, dovute sia all’azione della natura che a quella dell’uomo, Matera è anche chiamata la “Gerusalemme d’Occidente”. I Sassi e il Parco della Murgia Materana somigliano a un enorme presepe a cielo aperto che in occasione delle festività di Pasqua e Natale si rianima con una serie di rappresentazioni sacre che accrescono la magia di questi luoghi già di per sé altamente suggestivi.
Nei giorni di Pasqua lo sperone rupestre di Murgia Timone, la parete rocciosa che guarda la Civita di Matera, diventa lo scenario perfetto per rappresentare la Passione di Cristo: su questa collina molto simile al Golgota (scelta non a caso da Pier Paolo Pasolini per Il Vangelo secondo Matteo e da Mel Gibson per The Passion), va in scena “Mater Sacrae”, uno spettacolo di musiche, luci e racconti che ripercorre gli ultimi istanti della vita di Gesù.
Nel periodo natalizio i Sassi diventano, invece, teatro di quello che è considerato il più grande presepe vivente del mondo; all’interno di un percorso che si snoda per tre chilometri tra i vicoli del Sasso Caveoso e Barisano, si susseguono le scene della Natività, rappresentate da oltre 400 figuranti provenienti da tutta Italia. Ogni anno sono migliaia i visitatori che giungono a Matera da tutto il mondo per godersi la straordinaria atmosfera carica di spiritualità che si respira negli antichi rioni costellati di case-grotta, chiese, cantine, cisterne e stalle. Camminare tra i vicoli dei Sassi durante queste festività significa anche assaporare una grande quantità di prelibatezze della tradizione contadina: dolci classici della Pasqua sono i taralli con lo zucchero (u vjscutt n’gjljppèt) e soprattutto la pannarella (pannarèdd) che ha per lo più la forma di cestino (in dialetto panàr), oppure di gallina per le bambine e di cavallo per i bambini; l’elemento più caratteristico di questo dolce è rappresentato dall’uovo posto sul biscotto che simboleggia la Resurrezione di Cristo. Tra i dolci natalizi da non perdere sono le pettole (u pattl, pezzi di pasta fritta), le cartellate condite con miele (u cartddet) e i porcellini (più famosi come u pjrciddizz) immersi nel miele o nel vin cotto.

IL FASCINO DELLA PRIMAVERA: Un viaggio di tre giorni nei colori della Murgia

Tre giorni di cammino da Cassano delle Murge a Gravina in Puglia attraverso uno dei tratti più
suggestivi dell’Alta Murgia. L’ideale è percorrerli tra aprile e maggio quando un’incredibile varietà di fioriture riempie e colora il paesaggio: il viandante si ritroverà immerso tra orchidee, ferule, asfodeli, nigelle, cicerchie e piselli selvatici; tappeti di malva e calendula, oltre alle verdi distese di grano, quelle argentee di lino delle fate e quelle rosse di papaveri e trifogli incarnati.

Le origini della grotta della Madonna della Stella

Sullo spalto opposto al centro storico di Gravina sorge la grotta della Madonna della Stella, una chiesa rupestre così chiamata dopo il ritrovamento dell’affresco di una Vergine con bambino con una stella sulla fronte. L’impiego della grotta per culti pagani, risalente a età precristiana, si è tramandata fino a epoche più recenti tanto che, ancora in un documento del 1693 conservato nell’Archivio diocesano di Gravina, si impone che: “tutte le chiese siano chiuse al calar della notte, e soprattutto quella che, detta della Stella, è consacrata a nostra Signora Vergine Madre di Dio, nel giorno proprio della sua festa, affinché l’accesso sia precluso agli abusi antichi ma non sufficientemente superati, poiché uomini e donne promiscuamente vi si recano in ore notturne in una baldoria di suoni e canti ritmati”.
Secondo una leggenda legata al complesso ipogeo infatti, la grotta era dedicata al culto ancestrale della fertilità e anche le donne sterili avrebbero potuto procreare in seguito a riti orgiastici.
Ancora fino a metà del novecento gli abitanti di Gravina erano soliti festeggiare un buon raccolto nel pianoro antistante la chiesa con i cosiddetti “bilanci”, grandi libagioni la cui origine risale agli antichi misteri eleusini

UN WEEKEND IN CAMMINO: Da Altamura a Matera, tra colline e grotte rupestri

Un’ottima soluzione per coloro che hanno tanta voglia di camminare ma pochi giorni a disposizione è partire da Altamura. L’itinerario, fattibile in soli tre giorni e in ogni stagione, consente di percorrere 80 chilometri tra l’altopiano carsico della Murgia, il Bosco Difesa
Grande e le immense colline a ridosso di Picciano, senza perdersi il borgo medievale di Altamura e le incantevoli città rupestri di Gravina in Puglia e Matera.

Il pane di Altamura

Il prodotto tipico più famoso di Altamura è il pane, che ha ricevuto nel 2003 la denominazione di origine protetta (Dop). L’elemento caratterizzante del pane di Altamura è l’impiego di materie prime locali di qualità come il rimacinato di semola di grano (ricavato dalla macinazione di grani duri coltivati esclusivamente negli altopiani delle Murge), il lievito madre a pasta acida, sale marino e acqua. Dopo la lievitazione naturale, il pane viene cotto in forno preferibilmente a legna; si presenta con una crosta croccante e bruna, la mollica di colore giallo intenso e si distingue per la fragranza e il sapore, nonché per la lunga conservabilità. Elemento base del regime alimentare delle popolazioni alto murgiane, deve la sua nascita alla tradizione contadina di queste zone.
Prevalentemente impastato e lavorato tra le mura domestiche nella sua forma più tradizionale (u sckuanete, pane accavallato) e in pez zatura di notevoli dimensioni, non inferiore a 0,5 kg, era poi cotto in forni pubblici dove si procedeva all’impressione delle pagnotte con un marchio in legno o in ferro battuto riportante le iniziali del capofamiglia. Strettamente legata alle necessità della vita nei campi, il pane di Altamura ha la caratteristica di mantenersi fragrante fino a due settimane: esattamente il tempo che contadini e pastori tradizionalmente trascorrevano nelle masserie disseminate tra le alture murgiane prima di far ritorno a casa. Il pane di Altamura è anche alla base di diversi piatti tipici; tra questi bisogna ricordare la ciallédde, una zuppa, calda o fredda, preparata con pane di Altamura raffermo al quale vengono aggiunti pomodori, cipolla, uno spicchio di aglio, cime di rapa precedentemente bollite e olive; condita alla fine con un filo d’olio extravergine di oliva. U puène quétte (pan cotto) è una minestra preparata facendo bollire direttamente in acqua salata il pane con verdure di stagione: il tutto spolverato con formaggio, meglio se pecorino murgiano.

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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