Il bosco dei ragazzi senza colore, opera prima di Samuel J. Halpin (con le illustrazioni di Hannah Peck) giunge a voi, nostri giovani lettori, grazie alla traduzione di Claudia Valentini (già traduttrice di L’amore sconosciuto e Alice nel paese delle meraviglie). Abbiamo chiesto a Claudia di raccontarci la sua esperienza come lettrice e nella lavorazione del libro e di dirci a chi e perché lo consiglierebbe! Ecco l’intervista.
Claudia, ti avevamo lasciata a Berlino in compagnia di una coinquilina, 6 gatti e 2 cagnolini! Dacci qualche aggiornamento. Come hai trascorso questi anni di pandemia? Che un po’ per tutti sono stati di chiusura e, nello stesso tempo, di grande cambiamento
Ciao! Mammamia, due anni! Incredibile. Da un lato sembra ieri, dall’altro sembrano passati due decenni.
È una sensazione stranissima. Noi traduttori scherziamo molto sul fatto che siamo da sempre abituati a
vivere rintanati in casa e a non poter mettere il naso fuori, soprattutto sotto consegna. Quindi ci sembra
di aver avuto un pizzico di vantaggio nell’affrontare i primi tempi della pandemia senza troppi traumi.
Diciamo che la vita non ci è cambiata poi tanto, ecco. Però, è stata davvero un’esperienza straniante, surreale e difficile, quasi come lo è ora tornare alla vita di prima. Ammesso che sia poi davvero uguale…. Il vantaggio, stavolta, è vedere la luce in fondo al tunnel.
In tutto questo, io sono sempre a Berlino, i cagnolini sono sempre con me e i gatti anche, ma sono rimasti in quattro. Gli altri due, infatti, sono stati portati in vacanza in Italia mentre qui affrontavo una grossa ristrutturazione. E poi non me la sono più sentita di strapparli alla bella vita italiana con tanto di giardino, per riportarli in questa pazza comune animalesca berlinese. Ma li tengo sempre d’occhio a distanza. Sono a casa dei genitori della mia coinquilina. Anche lei c’è sempre, solo che adesso siamo una a piano terra e una al primo piano.
Il periodo della ristrutturazione è durato più del solito, con tantissimi intoppi e alla fin fine mi ha accompagnato durante la traduzione de Il bosco dei ragazzi senza colore. È stato molto difficile lavorare in quelle condizioni, ma allo stesso tempo mi è servito come ancora di salvataggio: mi tuffavo nel libro e
dimenticavo il caos che mi circondava. Almeno per un po’.
“Il bosco dei ragazzi senza colore”: raccontaci in breve la trama, i personaggi, l’autore
Il libro non lo conoscevo, ma quando Terre di mezzo me l’ha proposto sono stata felicissima di accettare. Una storia davvero molto bella e originale, divertente e toccante al tempo stesso. In breve (perché non voglio togliere il piacere della scoperta) racconta di Poppy che, rimasta senza la mamma a causa di un brutto incidente, va a trascorrere le vacanze estive a casa della nonna materna che conosce molto poco. La nonna è un portento, io me ne sono subito innamorata: è una sarta bravissima, in grado di creare vere e proprie meraviglie. Vive da sola in una casa tutta disordinata – o meglio, ordinata secondo il suo (particolarissimo) stile e le sue esigenze; è golosissima di dolci, non disdegna mai un bicchierino di liquore e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Schietta e diretta, mette sempre tutti in riga con le sue osservazioni argute. Come si fa a non innamorarsene?
Il periodo di permanenza a casa della nonna si protrae, perché il papà viene trattenuto in Canada per lavoro, e così Poppy inizia ad andare a scuola nel paesino della nonna, di cui comincia a conoscere abitudini e stranezze. Ci sono leggende strane, abitanti strambissimi e regole ferree da seguire, come ad
esempio quella di ritirare il bucato prima delle sei ogni sera o quella di non spolverare i davanzali. Ma
soprattutto c’è una cosa davvero inquietante che avviene da tempo solo in quel paese: scompaiono i
bambini. Aiutata da Erasmus, suo nuovo e precisissimo compagno di scuola, Poppy si mette in testa di
risolvere questo mistero e salvare i bambini di Soaps. Una volta per tutte.
Quali particolarità hai riscontrato nel processo di traduzione di questo testo?
Quello che mi piace della traduzione sono soprattutto le sfide poste dagli elementi più spinosi, ovvero quegli elementi che spesso vengono considerati intraducibili o che presentano alcune caratteristiche che
rischiano di andare perdute se trasportate in un’altra lingua e in un’altra cultura. Penso, ad esempio, a
giochi di parole, nomi parlanti, filastrocche, anagrammi o rebus da ricostruire da capo. Ecco, questo libro
li aveva tutti, dal primo all’ultimo. Proprio per questo, mi è piaciuto tantissimo tradurlo.
Non nego che sia stata una gran faticaccia, però una di quelle che alla fine ti strappano un sorriso di soddisfazione. Magari sei a terra, sfinito, ma sorridi! E se ho sorriso alla fine di questa sfida bella impegnativa è stato anche e soprattutto merito di Alessia Porto che ha fatto una revisione fantastica. Concentrata com’ero a risolvere passaggi e sfide su punti precisi, mi capitava a volte di perdere di vista l’opera nella sua interezza, o di scivolare in qualche soluzione incoerente con il resto. Ma lei ha spulciato, sistemato e lucidato la mia traduzione in un modo eccezionale. È stato davvero un piacere lavorare e confrontarmi con lei. Grazie, Alessia!
A chi consiglieresti la lettura di questo romanzo?
Assolutamente a tutti senza distinzione di età o genere di appartenenza. È una storia che si apprezza da
tante prospettive diverse, quindi non ha un unico lettore di riferimento. E direi che potrebbe tornare
utilissimo anche in un contesto scolastico, innanzitutto per il semplice ma importantissimo piacere della
lettura, e poi anche perché offre spunti interessanti per attività da fare in classe tutti insieme.
Qual è il tuo passaggio preferito, nel libro? Leggilo per noi!
Credits foto in homepage: ©Chiara Spaggiari
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