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Una riflessione sul terremoto

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Chiara Serenelli, co-autrice per Terre di mezzo della guida alla via Lauretana , che, conducendo da Loreto ad Assisi, attraversa molti dei territori colpiti dal recente terremoto. La fotografia è una veduta del comune di Visso prima del terremoto.

Carissimi,

è qualche giorno che penso di scrivere questa email, ma nonostante i mille post, le innumerevoli, fin troppe, notizie che si leggono e rileggono e i milioni di pensieri che mi frullano in testa, non mi venivano molte parole da spendere.
Mi sento però di inviare questa email, anche se potrebbe avere ben poco significato.

Credo tutti abbiate la percezione, per quanto comprensibilmente indiretta e mediata, che una fetta importante della mia bellissima Regione, le Marche, insieme a un’altrettanto bella parte dell’Umbria non c’è più, cancellata da un evento tanto naturale quanto impietoso, con cui necessariamente bisogna convivere, ma che continua a spaventare e irretire.
L’assenza di vittime tra le persone, in questo caso, è pura casualità e forse un pizzico di fortuna, c’è chi dice grazie a Dio, certamente è una cosa buona, ma per quanto possa alleviare le sofferenze, non rende gli eventi meno importanti e impattanti, che si ripercuotono nell’anima delle persone, come ha detto qualcuno.

Mi piange il cuore vedere i luoghi a me più familiari ridotti a un cumulo di macerie, sentire la gente, amici, conoscenti, amici di amici, persone a cui si vuole bene e con cui almeno una volta nella vita si è avuto a che fare, dire che “non c’è più niente” e “niente tornerà più come prima”, leggere totale disorientamento negli sguardi e capire che un pezzo di “casa” mia (perché quei luoghi sono “casa” anche per me, anche se Loreto è stato appena sfiorato) non esiste più.
E ancora di più mi si stringe il cuore essere consapevole di avere pochissimo margine di azione e sentirmi quasi del tutto impotente.
Ci si riprenderà, senza dubbio, come accade sempre in simili situazioni, e ho molta fiducia nella mia gente, però ho anche un po’ di timore che alla grande scala si abbia la tendenza a dimenticare presto e che tutto sommato non ci si renda davvero esattamente conto di quanto sia accaduto.

Vi chiederei per questo di fare lo sforzo di non dimenticare subito e di essere tutti partecipi, in un modo o in un altro, della ricostruzione, che prima di tutto è psicologica e emotiva. Gli edifici si rifanno tutto sommato anche in poco tempo e con tecnologie adeguate, altre dinamiche invece sono più difficili da rimettere in sesto, le microenomie, la fiducia nei luoghi, la voglia di tornarci e magari di restarci… e penso che se per alcune cose bastano soldi, esperti e addetti ai lavori, per altre, forse più sottili, c’è bisogno di ben altro e dell’apporto di tutti.

Per questo vi invito a tenere in considerazione la possibilità di essere tutti partecipi di una buona ripresa, anche con semplicissimi gesti, continuando a pensare di programmare le vacanze sui Sibillini (naturalmente ora è impensabile, ma torneranno ad essere montagne accoglienti e praticabili, con il dovuto rispetto dei luoghi e delle comunità locali); sostenere il Parco Nazionale e le sue attività (al momento non ha più né sede né sostanzialmente possibilità di svolgere la sua normale attività, anche se il personale si sta comunque brillantemente mobilitando per un ritorno ad una pseudo normalità); sostenere gli altri enti colpiti, come l’Università di Camerino; comprare e regalare i prodotti locali; incentivare e promuovere la ricerca, i progetti e le attività che facciano accrescere la consapevolezza nei confronti del terremoto e delle sue conseguenze nei luoghi abitati, e la conoscenza della bellezza e della profondità culturale che questi luoghi ospitano.

Spero di non avervi spazientito o irritato, ma sono abbastanza tranquilla che possiate capire il punto di vista che ho cercato di esprimere.
Un caro saluto e, per qualsiasi minimo gesto, un grazie, a nome, penso di poterlo dire, della mia Terra, che è comunque “nostra” e dell’Italia intera.
A presto
Chiara

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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