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Leggere un silent book con i bambini. L’esperienza di Laura Bellini autrice di “La rivincita delle pulci”

Laura Bellini, autrice di La rivincita delle pulci, ci svela come prepara i laboratori ispirati al suo silent book e cosa emerge da queste occasioni di incontro con i bambini. Se avrete tratto ispirazione dall’esperienza raccontata, o volete condividere la vostra, avendo proposto la lettura di questo albo a scuola o in altri contesti educativi e di cura: inviateci un breve racconto e qualche scatto fotografico, ne faremo tesoro e saranno riscontri preziosi per il nostro lavoro come Editore.
Grazie e… immergiamoci, sarà un viaggio affascinante e ricco di spunti.

Laura Bellini racconta come è nato il suo silent book e come lo propone nei laboratori creativi per i bambini

I miei incontri con i bambini – o meglio: tra loro e il mio libro La rivincita delle pulci – sono sempre fonte di stupore.

Tutto inizia in realtà molto tempo prima, al mio tavolo da disegno, per esigenza creativa, per l’urgenza che sento di raccontare o disegnare qualcosa. Durante il lungo processo di creazione di un mio libro sono totalmente immersa con le mani e con la “pancia” in quello che faccio e, per quanto possibile, provo a non dar troppo ascolto alla mente. Certo, alcuni momenti più lucidi e riflessivi mi servono per limare, accompagnare e legare le varie parti… ma quando tutto è ancora aperto, in divenire, mi piace che in qualche modo la storia “mi venga raccontata” mentre la disegno. Non c’è intenzione didattica o educativa nella mia ricerca: piuttosto, a far da sottofondo, c’è l’idea di poter accendere un interesse che può scaturire anche da un piccolo dettaglio, una “decorazione”, una macchia di colore.

Mi viene in mente una frase della straordinaria artista ceca Květa Pacovská che in una intervista di qualche anno fa disse: “Il mio unico desiderio, con i miei libri e i miei disegni, è quello di arricchire i bambini. Far sì che possano riconoscere un po’ di bellezza o la possibilità della bellezza.” Ho inteso il grande potenziale di questa affermazione non soltanto come raggiungimento di un valore estetico, ma nel percorso che si compie andando in quella direzione. Unisco tutto questo all’intimo bisogno di esplorare attraverso le storie e il disegno: cerco dentro di me e propongo ciò che ho trovato a chi vorrà riceverlo.

Tutto quello che accade intorno al libro quando sono con i bambini è inaspettato. E diverso, com’è ovvio che sia, è ogni incontro, anche quando è proposto lo stesso tipo di “lavoro”. Cambia l’identità e la storia di ogni bambino, il contesto culturale, lo spazio, l’insegnante, l’eventuale presenza di un genitore o di un adulto, e cambio io in relazione alle possibili varianti.

Gli stessi bambini si influenzano tra di loro creando quello che Jella Lepmann chiamava “dialogo tra pennelli”, facendo riferimento a grandi dipinti a più mani. Ma questo dialogo avviene anche tra i singoli lavori. L’entusiasmo di un bambino che magari ad alta voce esprime la sua idea, la sua “trovata”, spesso devia il corso del lavoro di una parte della classe. Nell’immaginario di un bambino appare per esempio un coccodrillo a modificare gli eventi della storia ed ecco che dalle matite degli altri bambini si generano tutti gli animali della savana. E così avviene che ogni incontro resta unico e irripetibile.

Laboratorio con le bambine e i bambini dai 6 anni (scuola primaria)

La formula che utilizzo di più, per i miei laboratori con i bimbi in età scuola primaria, prevede l’utilizzo di piccoli libri o leporelli che io stessa preparo, proponendo la formula della narrazione per immagini.

Suggerisco uno spunto iniziale diverso rispetto alla mia “sceneggiatura”, in modo che ognuno trovi la propria voce ed esprima la sua visione. Poi c’è chi si sente più a proprio agio dentro a spazi già conosciuti e opta per ridisegnare la storia originale, o interpretare una delle scene preferite del libro, e anche questo va benissimo! Nulla è imposto.

Il laboratorio deve essere un’occasione per sentirsi liberi, fare ipotesi, essere spontanei. Ciò che è messo a disposizione viene trasformato da ogni singolo sguardo

L’incontro, quando avviene in presenza di genitori o adulti che accompagnano, è sempre più delicato e apparentemente meno forte. Mentre davanti a una classe il libro e il momento del disegno mi legano direttamente al singolo individuo, in altre circostanze, una volta terminato il racconto, lascio il bagaglio narrativo-artistico del bambino e dell’adulto che lo accompagna. La relazione qui si crea tra loro, e io divento spettatrice curiosa di ciò cha avviene sulla carta.

Mi è capitato, qualche giorno più tardi, di ricevere un messaggio in cui mi viene raccontato che la bambina o il bambino ha continuato a disegnare pulci e volpi, o di ricevere un disegno che le rappresenta. Questa è l’evidenza di uno scambio silenzioso, che resta legame solidamente invisibile tra le nostre matite.

Cerco sempre di scattare foto ai lavori fatti e annotare nome e età di chi disegna. Sarebbe interessante poter archiviare tutto quello che emerge sui fogli: parole, silenzi, fiori, animali, una gamma infinita di volpi con forme ed espressioni inaspettate. Non è sempre possibile, ma qualcosa riesco a catturare, e da quei disegni scaturiscono tante osservazioni:

nel leporello di Andrea, 8 anni, tempo e azioni sono scandite in modo sintetico ed efficace; la storia, volutamente disegnata solo a matita, inizia con due foglie in mezzo al lago: su una c’è una rana e sull’altra le pulci. Nelle pagine successive la rana mangia le pulci, la volpe mangia la rana, ma una pulce superstite, evidenziata precedentemente da una lente di ingrandimento, ridacchia sulla schiena della volpe. E così tutto può ricominciare, testimoniando la consapevolezza di Andrea della circolarità della storia “originale”.


Nella versione di Laila, 6 anni, incontrata in una scuola Primaria di Bologna, ad avere la meglio è invece la sua volpe: abbandonate le pulci sulla foglia in mezzo al lago, le malcapitate vengono risucchiate da gorghi inesorabili.


• Il lavoro sulla narrazione può essere accolto anche da bimbi più piccoli, come per esempio nel libro di Giorgio, 4 anni, incontrato alla Biblioteca Chiesa Rossa di Milano: lui decide di non intervenire sui fatti della storia, ma di ripercorrerla per macchie di colore consapevoli, accostate a segni veloci e sicuri, con un fiore come unico intervento da parte della mamma.


• Accade talvolta che qualcuno senta il bisogno di aggiungere le parole alle immagini, come ha fatto Michele, bimbo bolognese di 6 anni. Forse, l’assenza di testo nel mio libro lascia uno spazio di possibilità che non deve essere necessariamente colmato, ma può diventare potenziale terreno di espressione individuale. Chi è più predisposto verso la scrittura trova così il suo modo di intervenire.


Una cosa che mi ha colpito è come il libro venga percepito in maniera diversa a seconda del titolo. La versione originale francese si intitola “Les puces et le renard” (Le pulci e la volpe), abilmente tradotto dall’editore italiano “La rivincita delle pulci”: qui la volpe non è più nominata e, nonostante appaia ben evidente in copertina, ecco che nell’immaginario collettivo passa a personaggio secondario. È diventato “il libro delle pulci”. Anche questo potrebbe essere un interessante terreno di esplorazione con i bambini.

Vorrei raccontare anche ciò che succede alla fine della narrazione della storia. Chi ha sfogliato il libro sa che la prima e l’ultima doppia pagina differiscono solo per un particolare minuscolo, traccia che segna il passaggio delle pulci sul lago. Quando invito i bambini a cercare quel dettaglio, in un istante sono tutti dentro al libro e la lettura si trasforma in una vera e propria caccia al tesoro.

Laboratorio con le bambine e i bambini della scuola dell’infanzia

Con i bambini più piccoli ho lavorato su qualcosa di più ludico e manuale. Per esempio, durante le giornate della Children’s Book Fair 2023, ho incontrato alla Libreria Settevolpi di Bologna una classe della scuola dell’infanzia. Per loro avevo preparato i classici ma sempre divertenti cartocci delle uova, ricavando dai divisori interni delle confezioni i musi delle volpi; li hanno dipinti con tempera e pennelli, insieme a una foglia ritagliata e alle pulci. Una volta finito, il tutto è stato incollato su un cartoncino sagomato che hanno decorato, pronto per essere appeso.

Scelgo di non scrivere ora una conclusione a questo mio “racconto”. Mi piace pensare che possa emergere altro non ancora sperimentato. Lascio il passo su questo sentiero a chi vorrà percorrerlo.

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Sono autrice e illustratrice. Lavoro con tecniche tradizionali e nelle mie storie amo raccontare il silenzio e le cose che in questa condizione possono accadere.

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    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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