“Mamma, corri! Ho trovato la tana del Bianconiglio!”, chiama mio figlio Leone, 5 anni. Un attimo dopo lo vedo svoltare l’angolo e sparire insieme a sua sorella Nina, di due anni più piccola di lui.
“Arrivo!” gli rispondo mentre armeggio con il lucchetto della bicicletta. Possibile che la tana del Bianconiglio sia proprio su un marciapiede di Milano? Ma certo! In un attimo mi è tutto più chiaro: il Bianconiglio, con il suo andare sempre di fretta, è per forza milanese!
Ma dove sono i bambini? Avranno davvero seguito il coniglio di Alice fino a cadere nella sua tana?
Riesco finalmente a chiudere il lucchetto e mi lancio all’inseguimento. Li trovo davanti a un murales. Guardano il Bianconiglio che si allontana consultando il suo orologio a cipolla. Il disegno è realizzato su una sorta di piccola porticina. “È l’entrata del Paese delle Meraviglie!” sentenziano.
In realtà è solo una cabina dei fili della corrente, ma non vedo ragione per contraddirli.
Tornati a casa, il dubbio resta. “Ma quella era davvero l’entrata della tana del Bianconiglio?”.
Propongo allora di cercare qualche indizio in Alice nel Paese della Meraviglie, con il testo originale di Lewis Carroll e le illustrazioni di Valeria Docampo.
Sfogliamo insieme le pagine. Riconosciamo molti dei personaggi e leggiamo porzioni scelte qua e là. Ci sono il Cappellaio, il Bruco (che per Leone e Nina, memori del film Disney, diventa “Brucaliffo”), il Gatto Cicova (lo “Stregatto”) e infine la perfida Regina. La lettura è scandita dalle frasi più celebri, quelle che va a finire che entrano nel lessico familiare:
“Chi saresti tu?”,
“Qui siamo tutti matti. Lo sono io. E lo sei anche tu”
e infine: “Tagliatele la testa!”.
Si tratta di un libro che può essere letto in modo lento, seguendo la narrazione del testo, oppure come abbiamo fatto noi: come se fosse un albo illustrato. D’altra parte le immagini a tutta pagina sono così colorate, oniriche e strampalate che lasciano i bambini tanto incuriositi quanto affascinati. C’è una modernissima Alice con grandi occhi verdi e un caschetto biondo platino, la tavola apparecchiata del Cappellaio, i fenicotteri della Regina e stanze che sembrano grandi alberghi di design in cui non si trova l’uscita.
La nostra illustrazione preferita è a pagina 15 del libro.

Qui Alice, dopo essere caduta nella tana del Coniglio, guarda attraverso una minuscola porticina. La prospettiva però non è quella della bambina, ma quella del Mondo delle Meraviglie, che l’illustratrice immagina come una selva oscura ma allo stesso tempo piena di piante colorate. Un mondo che sembra invitare e attrarre un’Alice ancora troppo grande per entrarci.
Allora che si fa? “Alice, bevi la pozione magica!”, le suggerisce Leone da questa parte dello specchio. Niente di più normale, agli occhi di un bambino. In effetti bisogna diventare (o tornare) piccoli per passare da quella porta. E se a Leone e Nina non occorrono boccette con la scritta “bevimi” per guadagnarsi l’accesso al Paese delle Meraviglie,
a noi adulti serve un libro come questo. Che ci faccia riassaporare il gusto del gioco, dell’assurdo. Che ci ricordi di quanto l’ignoto possa essere affascinante e che un mondo diverso, non per forza migliore, è sempre possibile
Insomma, Alice nel Paese della Meraviglie è un super classico che, in questa edizione, non perde la sua forza un po’ inquietante, un po’ poetica. Un libro per ragazzi che, riletto da adulti, rivela chiavi di lettura inedite.
Foto in testata: Alice Capiaghi
Illustrazioni: Valeria Docampo
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