Leggi le tappe di avvicinamento al festival della Viandanza.
Qualcuno al Festival della Viandanza arriverà in macchina, qualcuno a piedi, qualcuno in treno e poi in autobus, qualcuno in bici, qualcuno in autostop…
Io vorrei provare ad arrivare in bici, magari con una bici meno convenzionale, una bici studiata per i lunghi viaggi che mi ha dato grandi soddisfazioni: la Graziella!
La mia idea è di partire dalla Via dei Malaspina per poi percorrere la Via degli Abati e incrociare la Via Francigena che mi porterà fino a Monteriggioni.
Si passa da Pavia, si attraversa il Po (sì, passando sul ponte… non guadando dentro il letto del fiume…) si arriva a Voghera, si entra nella Valle Staffora e si arriva a Varzi, patria del salame di Varzi.
Si sale poi verso il Monte Penice, la salita è lunga e ardua, ma pian piano si arriva. Forse non ve lo dovrei dire, ma c’è un sistema originale e garantito per affrontare salite ardimentose come quella del Penice… si salta giù dalla sella e si spinge…
Si arriva al passo, davanti a noi si estende il paesaggio della Val Trebbia, mentre se ci si gira indietro si vede quello della Valle Staffora appena passata.
Si scende verso il Trebbia con due mani ben piantate sui freni mentre le suole delle scarpe si abradono sull’asfalto perché i freni da soli non bastano su una discesa così ardua. Se proprio diventa rischiosa, si scende dalla sella e si impugnano saldamene le corna sul manubrio…
Si arriva a Bobbio, luogo ricco di storia arte e cultura, e antica capitale della birra. Si attraversa il ponte gobbo, luogo romantico da fidanzatini in vacanza che si tengono mano nella mano al chiaro di luna dicendosi cose che andavano di moda solo nei fotoromanzi degli anni settanta.
A Bobbio termina la Via dei Malaspina e inizia la Via degli Abati.
Si sale poi verso lo spartiacque fra la Val Trebbia e la Val Nure, sentieri e strade sterrate sono di un fascino unico, ma con le bici conviene stare sull’asfalto perché altrimenti col cavolo che si arriva fino in cima!
Si arriva alla Sella dei Generali dopo aver superato parecchie centinaia di metri di dislivello e si scende verso Farini d’Olmo.
Si punta poi verso Bardi, in questo viaggio si sale e si scende, si scende e si sale, sia dalle montagne che dalla bici, per cui aspra e dure è la salita che verrà ripagata all’arrivo nella val di Ceno che ci accoglie con lo splendido Castello di Bardi.
Certo! Tutti vi state domandando perché seguire un strada che taglia trasversalmente tutte le valli concentrano in sé una buona dose di fatica… Bhé la risposta è semplice… non lo so… la “strada” è fatta così, non sempre ci sono delle risposte. Imbocchiamo quindi un’altra valletta che ci porta in salita fino al passo da dove scendiamo poi verso Borgo val di Taro. Qual è il passo? Non ve lo dico, a me non piacciono gli itinerari troppo deterministici. Attraversiamo il Taro, questo viaggio è fatto di monti e di fiumi che s’incrociano continuamente. L’arrivo a Pontremoli conclude la Via degli Abati e ne incrocia un’altra: la Via Francigena. Qui si segue il fiume Magra in direzione Sud, per un po’ si sta in leggera discesa. Piano piano si lascia la montagna e si arriva al mare.
Spiagge dorate, sole, fresca acqua, distesi con le chiappe al sole a prendere la tintarella… immersi nelle fresche acque del Tirreno che si offre a noi in piena primavera… No! Si prosegue senza soste perché il ciclista ha sto problema, che non sa mai dove lasciare la bici e tutta la mercanzia che si porta dietro in borse, borsette, borsettine e ammennicoli vari. Indi per cui prosegue senza indugio e arriva a Pietrasanta, dove si lascia il bagnasciuga per infilarsi fra le rogge e tornare sulla terraferma. Si lasci la Lunigiana con le Alpi Apuane alle spalle, si ricomincia a salire e sudare, sudare e faticare, faticare e spingere, spingere e salire, e via così…
Si sale poi verso la collina e si arriva a Lucca, a Lucca si fa un giretto sulle antiche mura, si passeggia come fanno tutti. Si mangia un panino e si riparte verso Fucecchio. Siamo ormai sulle colline, che salgono e che scendono, poi risalgono e ridiscendono…
Ci attendono le dolci colline senesi, i filari di cipressi; crete, fortezze e castelli, chiese e monasteri, vino e olio, e poi ancora… salite e discese, discese e salite… uffa!
Vabbé, io ci vado, se qualcuno è interessato mi scriva stagecapi@girumin.it Oppure sul libro delle facce mi trova come “girumin girumin” Io non volevo scrivere Girumin due volte, sono stato costretto da FB a farlo per avere un nome e un cognome.
Giancarlo Cotta Ramusino (Girumin)
In breve
L’idea è di arrivare a Monteriggioni in bici con una Graziella. Rivolgo la proposta a chi desidera percorrere un tratto di strada con me. Non è un evento organizzato, non c’è un capo gita, non c’è una polizza assicurativa. C’è solo un luogo da raggiungere e tante strada per arrivarci, io provo con queste.
Non serve nulla di fantasmagorico, sono ben gradite bici “non convenzionali”, puoi certamente venire con la bici in carbonio con le viti in ergal, ma se hai in cantina il biciclettone del nonno e metti sul portapacchi la cassetta della frutta con dentro le tue cose è meglio.
Hai la vecchia bici da cross di quando scorrazzavi negli anni settanta e saltavi i fossi per il lungo? Molto bene! Basta che trovi il modo di legarci i tuoi bagagli. Hai sempre pensato che saresti partito un giorno con la vecchia bici arrugginita che lasci tutti i giorni in stazione per non fartela fregare? Questa è l’occasione per te! Da qualche parte hai la bici da corsa che usava tuo zio quando andava in giro a tacchinare per le balere? Questo è il momento per rispolverarla.
Hai sempre odiato i ciclisti della domenica che ogni settimana comprano la tutina sempre più aderente e sempre più appariscente? Questo è il tuo momento.
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