La Giunta Pisapia vuole istituire il registro dei testamenti biologici. Oggi ne danno notizia i quotidiani La Repubblica e Corriere della Sera. A Milano però esiste già dal 2009. Lo gestisce la Chiesa Valdese, che ha finora raccolto poco più di 700 testamenti di persone che sperano così di sottrarsi all’accanimento terapeutico. “Siamo favorevoli ovviamente alla proposta di Pisapia”, sottolinea Monica Fabbri, responsabile dello sportello della Chiesa Valdese che si occupa dei testamenti biologici, attivo presso la libreria Claudiana di via Francesco Sforza una volta al mese (prossimo appuntamento il 30 settembre, dalle 18 alle 19). “È una battaglia che portiamo avanti da tempo – aggiunge- e abbiamo sempre auspicato che fossero le istituzioni pubbliche a farsi carico del problema”. Monica Fabbri è anche la coordinatrice del comitato “Io scelgo”, di cui fanno parte personalità della cultura milanese, che ha raccolto oltre 6mila firme per una proposta di delibera di iniziativa popolare. Che però il Consiglio comunale non ha accolto. In giugno infatti il collegio dei garanti del Consiglio l’ha dichiarata inammissibile perché ritiene sia una materia di competenza del Parlamento e non di un ente locale. “Ora chiediamo che il collegio riveda la sua decisione e che la nostra proposta di delibera possa essere discussa in consiglio comunale”, sottolinea Monica Fabbri.
Alla Chiesa Valdese in questi tre anni si sono rivolti soprattutto anziani, tra cui molti cattolici. “Qualcuno colpito da malattie gravi”, ricorda Monica Fabbri. Il testamento viene sottoscritto dalla persona interessata alla presenza di due “fiduciari”, ossia persone che testimonino e che verifichino il rispetto delle volontà di chi lo richiede. Per firmare basta presentarsi con un documento davanti a un avvocato e due testimoni (scelti dal soggetto, oppure forniti dalla Chiesa). Il modulo viene poi chiuso in una busta sigillata, una copia resta alla Chiesa, una viene consegnata al firmatario e altre due ai fiduciari. La Chiesa Valdese continuerà a tenere aperto il suo registro anche quando Milano avrà quello comunale. “Da noi vengono molte persone residenti nei comuni della provincia e per loro il nostro servizio sarà ancora fondamentale”, conclude Monica Fabbri.
Testo: Dario Paladini, per Redattore Sociale