Sono arrivati in Italia un anno e mezzo fa, dalle coste del Nord Africa. Sono in 20mila i profughi ancora nel nostro Paese, in balia della burocrazia. Il 31 dicembre 2012 scade lo stato d’emergenza dichiarato dal Governo e si chiudono i rubinetti con cui si finanziavano i progetti d’accoglienza. Non hanno un documento, dato che circa il 70% di loro si è visto rifiutare la domanda d’asilo. Non hanno un lavoro, visto che i primi a pagare la crisi in Italia sono stati i lavoratori immigrati. Il Governo ora deve decidere sul loro futuro: concedere un permesso temporaneo per soggiornare in Italia oppure rimpatriarli. Orazio Micalizzi, presidente della Fondazione Xenagos, lancia l’allarme: “Nel giro di poche settimane i richiedenti asilo non avranno più un posto di accoglienza, potrebbero andare ad ingrossare le fila dei cosiddetti irregolari”.
In linea teorica sono tutti d’accordo: Ministero dell’Interno, comuni e associazioni propendono per la concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Quello che manca è la copertura economica per garantire loro i servizi. Lo dice Graziano Delrio, presidente dell’Anci: “Abbiamo detto che non c’è nesso tra il permesso e i finanziamenti – commenta – ma al momento possiamo solo aspettare perché la situazione è bloccata”. Il tempo stringe ma ancora non ci sono risposte definitive: non si sa cosa accadrà alla fine dell’anno. I comuni nel 2011 avevano già ottenuto la proroga dello stato di emergenza. Questo ha permesso il finanziamento dell’accoglienza fino al termine dell’anno.
Il ministro della Cooperazione e dell’Integrazione Andrea Riccardi esclude l’ipotesi di un mega rimpatrio forzato di migliaia di profughi: “La mia opinione – conclude – è che la situazione doveva essere gestita, queste persone andavano inserite in Italia e non lasciate in una situazione di sospensione”.
PER APPROFONDIRE:
– leggi l’inchiesta di Terre di mezzo n° 26.
– guarda il trailer della video-inchiesta.
Redazione: Lorenzo Bagnoli, 2.10.012