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Volontari in toga

Da azzeccagarbugli a difensore dei più deboli. Sarà la crisi oppure una nuova spinta ideale, fatto sta che gli avvocati, mai come in questo momento, tornano a difendere chi ne ha più bisogno. Anche se sul conto non ha abbastanza soldi per pagare la parcella. Sono almeno 800 gli avvocati in Italia che si dedicano al “volontariato forense”, un dato per difetto, ottenuto sommando i volontari di cinque associazioni: Avvocati per niente, Avvocati di strada, Avvocati solidali di Rimini, Naga e Opera San Francesco di Milano. “In questo contesto di crisi generale e mancanza di risorse -dice Alberto Guariso, presidente di Avvocati per niente-, i diritti servono a qualcosa oppure no? Io credo di sì, penso che contribuiscano a dare un nuovo slancio, anche ideale”. Anche nei piani alti delle istituzioni, a livello di Unione europea, in questi anni sono proliferate le carte che parlano di diritti universali. “Abbiamo sportelli in 32 città italiane -spiega Antonio Mumolo, presidente di Avvocati di strada-. Solo a Bologna siamo 60 volontari e abbiamo turni di presenza allo sportello una volta al mese circa”.

Il tema del volontariato nello studio legale sarà il focus del convegno “Diritti fondamentali, soggetti deboli, ruolo dell’avvocato: nuove forme di volontariato nella professione” organizzato da Avvocati per niente il 13 novembre, al Tribunale di Milano. “Ci sono molti iscritti, al momento circa 350 -commenta Guariso-. È un dato che mi stupisce, dato che si parla di categorie fragili”. E sono soprattutto giovani, a conferma di una trasformazione nell’approccio verso la professione da parte delle nuove leve. All’idealismo ritrovato s’aggiungono delle pessime condizioni oggettive, come il sovrannumero di avvocati: in Italia sono 247mila, contro i 20mila francesi, pari solo al foro di Roma.

Redazione: Lorenzo Bagnoli, Dario Paladini, 9.11.012

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