Hanno avuto appena due giorni di tempo, ma nella segreteria della scuola di via Paravia fra venerdì e oggi si sono presentate 16 famiglie a iscrivere i loro figli in prima elementare. Iscrizioni sprint dovute al fatto che solo giovedì 16 febbraio l’Ufficio scolastico provinciale ha dato il via libera. Prima regnava l’incertezza: l’anno scorso la classe prima, infatti, è stata soppressa perché la stragrande maggioranza degli alunni era straniero (13 su 15).I genitori hanno denunciato per discriminazione sia l’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini sia l’ufficio scolastico provinciale. In attesa della sentenza, i dirigenti della scuola non sapevano che fare per il prossimo anno scolastico: accettare o no eventuali iscrizioni? Dubbio girato in una lettera del 30 gennaio al direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Petralia. La risposta è arrivata solo a quattro giorni (di fatto due, venerdì e oggi) dalla chiusura delle iscrizioni. Dei nuovi 16 “primini”, gli italiani sono due soltanto. “Gli altri però sono tutti già scolarizzati perché provengono dalla vicina materna di via Stratico”, afferma Domenico Morfino, presidente del consiglio di istituto.
Il futuro della scuola di via Paravia rimane un’incognita: l’Ufficio scolastico non ha infatti assicurato che farà la classe prima. E visto che la situazione è molto simile, tutti temono che anche quest’anno salti. Con il problema di dover iscrivere di nuovo i figli in un altro istituto, magari in piena estate. “Per il bene delle famiglie mi auguro che non si ripeta quanto accaduto l’anno scorso”, chiede Diana De Marchi, consigliera provinciale del Pd. Di nuovo ora c’è, però, la circolare n. 110 del 29 dicembre 2011 del ministero dell’Istruzione: all’articolo 4 prevede che sia istituito un tavolo tra Prefettura, comune e ufficio scolastico per regolare la presenza degli alunni stranieri nelle classi tenendo conto della loro conoscenza effettiva della lingua italiana. “L’anno scorso la prima in via Paravia è stata soppressa solo sulla base della cittadinanza, senza valutare se i bambini fossero nati in Italia e se avessero già frequentato la scuola materna -sottolinea Diana De Marchi- e mi chiedo cosa si aspetti a formare questo tavolo”.
TESTO: Dario Paladini per l’agenzia Redattore sociale