Metti trenta bambini in una stanza insieme a uno scrittore e invitali a fare domande a ruota libera: il risultato è una magia, qualcosa di speciale. Scrittrici che si commuovono, autori che vedono svelati aspetti della propria scrittura a cui non avevano mai pensato. E domande che tutti gli adulti vorrebbero porre, ma che nessuno ha mai il coraggio di fare, come “Qual è il libro peggiore che hai scritto?”. È una delle domande raccolte in “Ma tu quanti libri scrivi in una settimana?” a cura di Francesca Frediani, che ha raccolto nel volume le interviste fatte a tredici scrittori dai bambini che hanno frequentato i laboratori de “La grande fabbrica delle parole“, progetto ideato nel 2009 da Terre di mezzo per aiutare gli alunni delle scuole elementari e medie a sviluppare la scrittura e esprimersi al meglio delle proprie potenzialità.
L’iniziativa si ispira a “826 Valencia“, laboratorio inaugurato nel 2002 a San Francisco dallo scrittore Dave Eggers. Nel 2011 sono stati più di 1.500 i bambini, dai 6 ai 13 anni, che hanno frequentato La grande fabbrica a Milano (all’Anfiteatro della Martesana, zona via Padova). “Qui capiscono come la cultura sia alla loro portata: un aspetto importante soprattutto per chi è a rischio di marginalizzazione culturale” spiega Francesca Frediani, responsabile del progetto.
I bambini imparano a scrivere una storia e conoscono tutti gli attori della filiera editoriale: illustratore, scrittore, editore. E hanno così la possibilità di intervistare, da pari a pari, uno scrittore. Attenti e curiosi, sono capaci di domande spiazzanti. Si va da “Ma scusa, perché se il libro l’hai scritto tu è l’editore a decidere se pubblicarlo?”, a “Qual è la parte più difficile da scrivere”, fino a “Se dovessi diventare ricchissima, scriveresti ancora libri?”. Alle elementari sono più coraggiosi, alle medie più timidi: è più difficile iniziare, ma poi capiscono che si può giocare con lo scrittore e si sciolgono.
“Marco Missiroli ha scoperto dettagli della sua poetica a cui non aveva mai pensato -ricorda Francesca-. Non sono mancate richieste di autografi, e Paolo Cognetti è stato sommerso di lettere: molte bambine gli scrivevano parole tenere”. E se i bambini acquisiscono una nuova consapevolezza, gli scrittori vivono qualcosa di unico, una sorta di empatia sviluppata con un approccio sempre diverso. “Cognetti li tratta come adulti, e a loro piace moltissimo. Silvia Ballestra e Susanna Bissoli hanno una particolare capacità di ascolto, lasciano davvero spazio”.
Questo libro è prezioso soprattutto per gli adulti, che possono vedere gli scrittori “svelati”: “I bambini fanno domande vere e vogliono vere risposte. È un libro sulla scrittura e sulla sincerità”. Come quella di una bambina, che a Silvia Ballestra dà un consiglio: “Una volta ho fatto un sogno e poi ho scritto una storia che lo raccontava. Potresti farlo anche tu, se i tuoi sogni sono belli”.
Testo: Michela Gelati
Illustrazione: Desirée Gedda
Articolo pubblicato su TdM n°040, dicembre 2012.
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RASSEGNA STAMPA:
– Panorama.it, il 14 dicembre 2012, l’articolo “Dall’economia al cinema: i 5 libri-intervista del 2012“;
– Repubblica.it, il 10 gennaio 2013, l’articolo “La fabbrica delle parole e i suoi operai”;
– Io Donna, del 12 gennaio 2013, l’articolo “Ricominciamo dai piccoli”, di Marina Terragni.