Ed Vere, autore di “Questo (non) è un leone”, ci racconta come è nato il libro, con una chiacchierata, informale ma certamente autorevole, sul mondo della letteratura per l’infanzia.
Considero un privilegio scrivere libri per bambini. Sono destinati a gente che sa sognare ad occhi aperti. Con “Questo (non) è un leone” volevo dire ai bambini che ci sono tanti modi di essere e non bisogna mai vergognarsi di ciò che si è. Che uno sia quieto, gentile, o sognatore, deve saper resistere al conformismo e lottare per sentirsi libero.
La spinta al conformismo inizia ben presto. Nella prima infanzia, si sta ben al sicuro nel proprio mondo e non ci sono remore a mostrare i propri lati più sensibili. Poi alla materna, e ancor più alle elementari, ci si sente in obbligo di conformarsi ad altri modi di essere che magari non sono i propri.
Avviene nello stesso modo per i maschi e le femmine anche se ho notato che poi crescendo sono i maschi a dover dimostrare di conformarsi ad una idea di mascolinità a dir poco restrittiva. Guai a mostrare i propri lati più sensibili e gentili. Sono quelli con la voce grossa a dominare e a farsi seguire dagli altri.
Ebbene, se vogliamo insegnare ai bambini a diventare adulti, dobbiamo valorizzarli in tutte le loro espressioni. Chi parla con un tono sommesso tende a rimanere coperto da chi grida; non dobbiamo lasciare che ciò accada, perché sono proprio i toni bassi quelli tipici di chi davvero, prima di parlare, riflette. Il pensiero creativo ha bisogno di tempo e lo stare con la testa fra le nuvole a volte è parte di questo processo. Guardare dalla finestra inseguendo i propri pensieri è una cosa da non fare tra i banchi di scuola: ma a ben pensare: quali scrittori non fanno esattamente questo, quando cercano ispirazione? Insomma, proprio quei bimbi con le vocine più flebili andrebbero valorizzati: hanno sicuramente molto da dire.
In “Questo (non) è un leone” il protagonista, Leonard, è grande e forte, ma con un cuore gentile; un poeta e un sognatore. Un giorno incontra Marianna, che lo aiuta a risolvere un problema col la poesia che stava componendo. I due scoprono di avere molto in comune e diventano i migliori amici. L’unico problema è che.. Marianna è una papera. I leoni del branco sostengono che le papere sono buone da mangiare in un sol boccone. E che i leoni, si suppone, non sono creature gentili e men che meno dedite alla poesia. I leoni sono animali feroci. Leo sta sbagliando di grosso col suo comportamento!
E dunque: cosa succederà, a Leo e Marianna? Leo dovrebbe davvero decidersi a mangiarsela in un boccone?
L’ispirazione per questo libro mi è venuta dopo le elezioni del 2016 qui negli Stati Uniti. C’era chi dominava la discussione con la sua voce grossa. Io penso invece che dovremmo educare i bambini all’importanza della gentilezza e dell’empatia; al fatto che essere compassionevoli verso gli altri è vitale e che, ancor più importante, ognuno ha il diritto di parlare per se stesso e di lottare per quello che sente di essere: perché, se si attraversa la vita senza essere se stessi, non si sarà mai veramente felici.
Che poi, in verità, alla fin fine, questo libro è la storia di quel che può succedere quando un leone incontra una papera… Dunque mi auguro che sia una lettura divertente, a tratti commovente, e che vi farà piacere conoscere Leo e Marianna.
Grazie!
Ed Vere
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