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Di nuovo sgomberi a Milano

Tra il 3 e il 5 dicembre l’amministrazione ha ordinato l’allontanamento di 32 famiglie rom da baraccopoli abusive sorte intorno al cavalcavia di Bacula, in viale Certosa e in via Monte altissimo. Lo denuncia il gruppo di cittadini che sostiene i rom della zona. Peccato che il Comune non abbia li coinvolti al momento dello sgombero: “Le famiglie ci hanno detto che non erano presenti nemmeno gli assistenti sociali”, aggiunge Flaviana Robbiati, volontaria e insegnante della scuola elementare “Bruno Munari” di via Feltre. 

Gli sgomberi sono stati due il 3 dicembre (uno in via Monte altissimo, dove risedevano una trentina di famiglie e uno in viale Certosa, dove i cittadini sanno solo che abitavano due bambini che frequentano le scuole elementari di via Bodio-viale Guicciardi) e uno il 5 (in zona Bacula, con cinque famiglie coinvolte, di cui tre già sgomberate in via Monte altissimo). Una delle mamme, che più volte ha chiesto aiuto a Flaviana Robbiati, nonostante il duplice allontanamento continua a stare vicino alla ferrovia, in una baracchina costruita con materiale di fortuna. “Mi chiede le coperte per coprirsi e per federare gli interni della costruzione – spiega Robbiati -. Ha bisogno anche di vestiti: con questa neve gli abiti bagnati, senza riscaldamento, non si asciugano mai”. Niente di nuovo sotto il cielo di Milano, quindi: “Anche se gli sgomberi hanno una modalità meno violenta, il freddo che devono patire le famiglie è sempre lo stesso. Questi interventi in un momento del genere non hanno il minimo senso. Lo sanno tutti che i rom si spostano, anche solo di poche centinaia di metri, ma continuano a stare in queste condizioni”, dice l’insegnante. Tanto più che non è nemmeno stata prospettata loro un’alternativa: “Al campo della protezione civile di via Barzaghi – aggiunge Robbiati – ci sono ancora 150 persone sgomberate da Rubattino”.

Il gruppo di volontari della zona finisce così a puntare il dito contro l’amministrazione: “Siamo stufi di dover trovare soluzioni. È il Comune l’ente preposto”, critica Robbiati. Attorno ai rom della zona s’è costituita una costellazione di volontari (almeno 150, chi in modo più attivo, chi meno) che sostengono le famiglie, soprattutto con lo scopo di mandare i ragazzi a scuola. “Siamo riusciti a dare loro un buono scuola da 200 euro. È la chiave per sostenere la frequenza scolastica. Non li paghiamo per andare in classe – precisa – ma per dare loro l’opportunità di farlo”.

Redazione: Lorenzo Bagnoli, 19.12.2012

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